Studentesse di una scuola in un quartiere dove abitano diverse persone sfollate dalle zone tribali del Pakistan, Islamabad, 31 gennaio 2013 (AP Photo/Muhammed Muheisen)

Le foto di Muhammed Muheisen

La rivista Time lo ha scelto pochi giorni fa come fotografo di news dell'anno, in aprile ha vinto il premio Pulitzer: insomma, prendetevi dieci minuti, ne vale la pena

Muhammed Muheisen ha 32 anni ed è uno dei più premiati nella nuova generazione di fotografi che lavorano per l’agenzia di stampa internazionale Associated Press (AP). Originario della Giordania, vive da diverso tempo in Pakistan a Islamabad, dove lavora come primo fotografo di AP nel paese. Ha ottenuto il suo primo incarico dall’agenzia quando aveva 19 anni e da allora ha realizzato decine di reportage, ottenendo premi e riconoscimenti per il suo lavoro. L’ultimo è arrivato pochi giorni fa: Time lo ha scelto come miglior fotografo di news del 2013.

Nel corso degli anni, Muheisen ha raccontato molti dei principali eventi e stravolgimenti politici che si sono verificati con il conflitto tra israeliani e palestinesi, la guerra in Iraq e quella in Afghanistan. Ha realizzato diversi servizi dall’Arabia Saudita, dalla Cina, dallo Yemen, dall’Egitto e dalla Cina. Nel 2012, insieme con altri fotografi, ha raccontato la guerra in Siria. E proprio per questo lavoro Muheisen è stato premiato nel 2013 con il premio Pulitzer “Breaking News” insieme con Rodrigo Abd, Manu Brabo, Narciso Contreras e Khalil Hamra, tutti di AP.

Ogni anno Time sceglie e premia il miglior fotografo delle agenzie di stampa: il premio non è in denaro, ma è comunque considerato un riconoscimento che contribuisce ad aumentare il prestigio e la notorietà dell’autore. Lo scorso anno il premio era andato a Marco Longari, fotoreporter italiano.

Oltre ad avere realizzato molti servizi in Pakistan, nel 2013 Muheisen ha fatto diversi viaggi in Sudafrica per raccontare l’apprensione di buona parte della popolazione in attesa di qualche notizia sulle precarie condizioni di salute di Nelson Mandela e per documentare le reazioni nei giorni delle cerimonie per la sua morte.

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