** FILE ** Cars try to navigate their way through New York City during a blackout that hit U.S. and Canadian cities in this Aug. 14, 2003, file photo. A year after the nation's worst ever blackout, utilities have made improvements and New York has spent millions of dollars on new high-tech gadgets to avert the chaos that followed. (AP Photo/Frank Franklin II, File)

Il grande blackout americano del 2003

Le gran foto scattate a New York e in centinaia di altre città, quando, in questi giorni, rimasero al buio durante uno dei più grossi blackout della storia

Il 14 agosto del 2003 la fornitura di energia elettrica fu interrotta in una parte consistente del nord America: nell’Ontario, in Canada, e e in diversi stati americani. Il blackout coinvolse 55 milioni di persone: iniziò alle 16 e l’energia elettrica in alcune zone non tornò prima di un paio di giorni. All’epoca fu considerato il secondo più grande blackout della storia, dopo quello del 1999 in Brasile (curiosamente un mese dopo, a settembre, ci fu il più grande blackout italiano di sempre).

L’interruzione della fornitura di energia elettrica ebbe grandi e disparate conseguenze. A parte i servizi provvisti di generatori autonomi – come gli ospedali, per esempio, o le carceri – tutte le altre attività che richiedono energia elettrica dovettero interrompersi. Le linee telefoniche sia fisse che mobili non furono coinvolte direttamente dal blackout ma diventarono presto intasate e inutilizzabili. Quasi tutti i negozi chiusero in centinaia di città. Si spensero i climatizzatori (era agosto, faceva molto caldo). Si interruppero le corse dei treni, i lavori delle borse, i viaggi in aereo, parecchi ascensori anche nei grattacieli (spesso con persone al loro interno), le stazioni di servizio, i semafori, le fabbriche, i distributori automatici, i frigoriferi di casa e quelli dei supermercati, persino le centrali nucleari, i treni della metropolitana (alcuni si bloccarono tra una stazione e l’altra).

La causa iniziale del blackout fu un bug al software del sistema di allarme negli uffici della FirstEnergy Corporation, una società privata di fornitura elettrica, in Ohio. Il bug interruppe i servizi della sala di controllo per un’ora, nonostante non ci fosse alcun guasto: i tecnici utilizzarono il server di riserva che però non si rivelò in grado di sopportare il carico di dati e si bloccò nel giro di mezz’ora. Questo innescò un’incredibile reazione a catena tra blocchi cautelativi di interi settori della rete e blocchi per sovraccarico di altri settori della rete, provocando il grande blackout nel giro di poche ore (e rendendo all’inizio molto complicato risalire alla causa originaria). Nell’inchiesta che ne seguì si decise di non punire l’azienda, attribuendo una parte significativa della responsabilità all’arretratezza della rete elettrica statunitense e anche della legge in vigore, che all’epoca non prevedeva degli standard minimi per gli operatori privati.

Durante il blackout 11 persone morirono per cause collegate all’assenza di energia elettrica, per via di incidenti stradali, intossicazioni da monossido di carbonio, incendi, infarti dopo aver fatto decine di piani di scale. A New York, dove si concentrarono le attenzioni dei media e dei fotografi, centinaia di migliaia di pendolari non riuscirono a tornare a casa – anche perché per le strade il traffico delle auto era diventato spaventoso – e passarono la notte per le strade.

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