Venerdì 19 luglio, il tribunale di Kirov in Russia ha rimesso in libertà vigilata Alexei Navalny, avvocato, blogger e grande oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin, condannato giovedì a cinque anni di carcere per appropriazione indebita e arrestato in aula su ordine della corte. «La richiesta della procura va accolta», ha dichiarato stamattina il giudice del tribunale russo. Si attende ora la sentenza di appello: la data non è ancora stata fissata.
Mercoledì 17 luglio, il giorno prima del verdetto di condanna, era stata intanto accettata la candidatura di Navalny alle elezioni del prossimo 8 settembre. Ma ieri Navalny era stato costretto a ritirarsi e non è chiaro se il fatto di essere stato liberato in attesa dell’appello influirà sulla sua decisione. Durante il processo Navalny ha sempre sostenuto che si è trattato di un’accusa “fabbricata a tavolino da Putin” per screditarlo e impedirgli di candidarsi. Anche le numerose condanne contro la sentenza che sono arrivate dall’estero hanno parlato di un processo «politicamente motivato». La liberazione di oggi potrebbe dunque essere legata a queste accuse – incarcerare Navalny rischierebbe di togliere legittimità alle elezioni del sindaco di Mosca – o alle proteste che ci sono state dopo la lettura della sentenza nel centro di Mosca e a San Pietroburgo.
Alle proteste erano presenti migliaia di persone: 2.500 secondo la polizia e 10.000 secondo gli organizzatori. Nel pomeriggio, all’invito a partecipare lanciato su Facebook avevano comunque aderito in circa 9.000. Altre 2.000 persone hanno manifestato a San Pietroburgo. i manifestanti hanno cercato di bloccare le strade attorno al Cremlino, ma le forze dell’ordine hanno cercato di disperderli allontanando anche i giornalisti e i fotografi arrivati sul posto. Secondo Ovd-Info, una organizzazione non governativa che monitora gli arresti degli oppositori alle manifestazioni in Russia sono state arrestate 209 persone.
Foto: un sostenitore di Alexei Navalny fuori dal carcere di Kirov, 18 luglio 2013.
(AP Photo/Evgeny Feldman)