La strage di Viareggio, 4 anni fa

Morirono 33 persone a causa dell'esplosione del gas di una cisterna deragliata: cosa successe e a che punto è il processo

Il 29 giugno 2009 l’esplosione del gas fuoriuscito da una cisterna deragliata vicino alla stazione ferroviaria di Viareggio causò la morte di 33 persone e il ferimento di altre 17. A quattro anni dalla strage il processo è ancora nella fase dell’udienza preliminare. Sono indagate 32 persone, tra cui i principali dirigenti delle Ferrovie dello Stato e della società proprietaria della cisterna esplosa, e gli incaricati della sua manutenzione.

L’incidente
Alle 23.48 del 29 giugno 2009 si ruppe il carrello di una delle quindici cisterne di un treno merci che stava per attraversare la stazione di Viareggio. Il danno fece deragliare la cisterna che trascinò con sé altri quattro vagoni. Nella caduta qualcosa forò la cisterna: potrebbe essere stato un elemento dello scambio, oppure un picchetto di segnalazione – tra poco vedremo perché questo particolare è importante nel processo.

Dal foro nella cisterna, il gas GPL cominciò a fuoriuscire, espandendosi immediatamente tutto intorno. Il GPL è un gas più pesante dell’aria, quindi non si disperde, ma rimane vicino al terreno, “colando” verso la pendenza più vicina. Gran parte del gas si riversò verso una delle due vie che corrono parallele alla linea ferroviaria: via Ponchielli, quella che ha subito più danni.

Nel giro di pochi istanti il gas incontrò qualcosa che ne causò l’innesco. L’esplosione venne sentita in tutta Viareggio e molti testimoni hanno descritto un boato molto forte e vibrazioni così intense da ricordare un terremoto. La colonna di fuoco si alzò per decine di metri e molti testimoni hanno raccontato che era visibile da ogni angolo della città.

Diverse palazzine crollarono immediatamente a causa dell’onda d’urto generata dall’esplosione, mentre altre vennero incendiate dalla grande fiammata, insieme a numerose automobili parcheggiate lungo la via. Undici persone morirono quasi subito, schiacciate dai crolli o uccise dalla fiamme. Altre due morirono d’infarto, causato probabilmente dallo spavento per l’esplosione. Nelle settimane e mesi successivi, altre 20 persone morirono a causa delle gravissime ustioni riportate. I due macchinisti alla guida del treno, invece, riuscirono a salvarsi scendendo dalla locomotiva subito dopo il deragliamento e riparandosi dietro un muretto.

Il processo
A quattro anni dall’incidente, il processo si trova ancora nella fase dell’udienza preliminare. Gli indagati sono 32 e tra questi ci sono l’amministratore delegato di FS, Mauro Moretti, oltre a numerosi altri dirigenti del gruppo. Sono indagati anche i dirigenti di Gatx, la società proprietaria delle cisterne deragliate, e diversi dipendenti e amministratori della Jugenthal e della Cima, le due officine che si occuparono della revisione del giunto che spezzandosi causò il deragliamento della cisterna. La prima, che ha sede a Hannover in Germania, inviò il pezzo di ricambio che si ruppe causando l’incidente, mentre la seconda, che si trova a Mantova, lo installò sulla cisterna.

L’accusa che riguarda principalmente le FS e i suoi dirigenti ha a che fare con l’oggetto che ha forato la cisterna. Secondo i periti delle ferrovie e quelli nominati dal giudice per le indagini preliminari, sarebbe stato un pezzo dello scambio, la “piegata a zampa di lepre”. Si tratta di un elemento che non può essere eliminato dallo scambio: se fosse stata la piegata a forare la cisterna, le responsabilità di FS sarebbero meno gravi.

Secondo l’accusa, e secondo i periti del ministero dei Trasporti che hanno completato la loro relazione poche settimane fa, a forare la cisterna sarebbe stato invece un picchetto di segnalazione. In questo caso le ferrovie potrebbero essere ritenute colpevoli per non aver sostituito il picchetto con tecnologie più moderne e meno rischio. La conclusione dell’udienza preliminare e la decisione sul rinvio a giudizio degli indagati dovrebbero arrivare intorno alla metà di luglio.

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