Bangladeshi rescuers retrieve garment worker Reshma from the rubble of a collapsed building in Savar on May 10, 2013, seventeen days after an eight-storey building collapsed. The death toll from last month's collapse of a garment factory complex in Bangladesh rose past 1,000 as piles of bodies were found in the ruins of a stairwell where victims had sought shelter. AFP PHOTO/STR (Photo credit should read STRDEL/AFP/Getty Images)

La storia della donna ritrovata a Dacca

Sotto le macerie del palazzo crollato il 24 aprile: per sopravvivere, tra una trave e pilastro, ha mangiato biscotti e bevuto acqua piovana

Il 10 maggio, Reshma Begumun, una ragazzi di 19 anni, è stata trovata viva tra le macerie del palazzo di otto piani crollato il 24 aprile scorso a Dacca, in Bangladesh, in cui sono morte più di 1000 persone, mentre circa 2500 sono state salvate. Le operazioni di rimozione delle macerie sono ancora in corso.

Il ritrovamento
Venerdì 10 maggio i soccorritori stavano togliendo le macerie ancora accumulate in Plaza Rana, continuando a chiedere ad alta voce se qualcuno fosse vivo. Secondo quanto riporta il Guardian, nel pomeriggio intorno alle 15, Abdur Razzaq, un sergente dell’esercito, ha sentito un suono metallico provenire da sotto le macerie. Avvicinatosi, ha sentito una voce dire: “Vi prego, salvatemi”. Subito, si è avvicinato un altro gruppo di soccorritori, che hanno continuato a parlare con lei per cercare di non farle perdere conoscenza, passandole cibo e acqua.

Dopo essere stata tirata fuori dalle macerie rimuovendo le macerie con l’aiuto di martelli e seghe, circa un’ora più tardi, a Reshma Begum è stato dato un tubo per l’ossigeno e, caricata su un ambulanza, è stata portata all’ospedale militare: Moazzem Hossain, un generale dell’esercito, ha detto che la donna era disidratata, ma in sostanza era in buona salute.

Il salvataggio non è stato un’operazione facile, anche per la tensione che si era creata tra i volontari. Nei giorni scorsi, un altro tentativo di salvare una donna, che si trovava sotto le macerie da circa 100 ore, era andato male: le scintille di una motosega avevano provocato un piccolo incendio, che ha ucciso la persona che si stava cercando di soccorrere e ustionato uno dei volontari.

Più di due settimane sotto le macerie
Il ritrovamento di Reshma Begum è stato un evento “eccezionale”, ha detto uno dei responsabili dei soccorritori. Il 24 aprile, dopo il crollo, ci sono stati molti fattori che hanno aggravato la situazione, rendendo ancora più difficile la sopravvivenza sotto le macerie e ridotto la speranza di trovare persone vive, tra cui un incendio e le forti piogge.

Al momento del crollo, Reshma Begum si trovava all’interno di una moschea al piano terra dell’edificio, ed è rimasta per 391 ore tra una trave e un pilastro di cemento, respirando anche aiutandosi con un tubo. Reshma Begum è rimasta intrappolata in uno spazio piuttosto esteso: «quando ho fatto luce con una torcia mi sono reso conto che stava camminando», ha raccontato Monwar, uno dei volontari. Per alimentarsi, scrive il Guardian, ha mangiato i biscotti che è riuscita a trovare in alcuni zaini di persone morte vicino a lei e bevuto acqua piovana e quella di alcune bottiglie.

Chi è Resha Begum
Reshma Begum ha 19 anni, è sposata e ha un figlio: è una sarta, e lavorava in una fabbrica che si trovava al secondo piano dell’edificio crollato. Alla televisione privata Somoy TV, Reshma Begum ha raccontato di aver sentito per diversi giorni le voci dei soccorritori, cercando di farsi sentire continuando «a colpire le macerie con pali e bastoni per attirare la loro attenzione. Nessuno mi ha sentito e mai avrei immaginato di rivedere ancora la luce del giorno». La situazione, ha spiegato era diventata insopportabile: «Negli ultimi due giorni non avevo più niente, se non qualche bottiglia d’acqua, che ho cercato di gestire».

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