Teodoro Chiarelli racconta sulla Stampa la storia dei Messina, una delle ultime grandi famiglie di armatori genovesi, proprietari della “Jolly Nero“, la nave che martedì notte si è scontrata con la torre di controllo del porto di Genova, causando otto morti e quattro feriti (una persona è ancora dispersa).
Rispettati ma temuti, riveriti ma non amati. Ultima grande famiglia di armatori nella Genova marinare che ha visto via via tramontare le grandi dinastia all’ombra della Lanterna: Bibolini, i Fassio, i Ravano, i Lolli Ghetti, fino ai più grandi e più famosi, i Costa. I Messina, proprietari della Jolly Nero che si è abbattuta sulla torre di controllo del porto, sono giunto alla loro quarta generazione mantenendo sempre ben salde le redini della loro compagnia.
Fondata da Ignazio Messina nel 1921, la società è cresciuta prepotentemente nel secondo dopoguerra a opera di tre fratelli, Giorgio, Gianfranco e Paolo Messina, e del cognato Luigi Gais. Nella sede di via D’Annunzio sistemarono un unico grande ufficio con quattro scrivanie e, nell’anticamera, un servizio d segreteria comune. Non si sa se per senso di grande intimità familiare o per grande diffidenza reciproca.
Riservati, poco inclini ad apparire sui giornali, i Messina sono diventati trasportatori di fiducia dell’esercito USA. Le loro navi sono state fra le poche che hanno regolarmente operato durante la guerra Iraq-Iran e durante la prima e la seconda guerra del Golfo. Tanti i misteri sul loro conto e gli incidenti sulle loro navi. Clamoroso il caso della Jolly Rosso, arenatasi in Calabria. Si parlò di fusti tossici e di traffici illegali di materiali radioattivi: tutto archiviato dalla magistratura.
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