Chi elegge il presidente della Repubblica

Oltre 1000 persone: alcune vengono scelte in questi giorni, con polemiche

In questi giorni i consigli regionali stanno scegliendo i delegati all’elezione del presidente della Repubblica, che inizierà giovedì 18 aprile con la prima votazione. Il processo di elezione del presidente, infatti, prevede una partecipazione delle regioni insieme al Parlamento, e in questi giorni ci sono state anche alcune polemiche intorno ai nomi che sono stati scelti per votare il successore di Napolitano.

Chi vota
Secondo l’articolo 83 della Costituzione, il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune, cioè dai componenti della Camera e del Senato, a cui si aggiungono alcuni delegati eletti dai consigli regionali: ogni consiglio ne elegge tre, a eccezione della Valle d’Aosta che ne elegge uno. Quindi, se è al completo, l’assemblea per l’elezione del presidente è formata da 630 deputati, 315 senatori eletti più i senatori a vita (in questo caso quattro), tre delegati per 19 regioni e un delegato della Valle d’Aosta. Il totale per questa elezione, sulla carta, è di 1007 persone, anche se è possibile che ci siano mancate partecipazioni (nei giorni scorsi si è detto per esempio che Giulio Andreotti potrebbe non partecipare per motivi di salute).

I componenti dell’assemblea – in particolare i delegati regionali – sono spesso chiamati dalla stampa “grandi elettori”, come i nobili che potevano eleggere l’imperatore del Sacro Romano Impero durante il Medioevo e i membri del collegio elettorale che elegge il presidente degli Stati Uniti.

I delegati delle regioni
La Costituzione prevede che i delegati regionali siano scelti in modo da assicurare “la rappresentanza delle minoranze”. Di conseguenza, i consigli regionali riservano uno dei tre delegati all’opposizione, mentre gli altri due sono scelti tra le cariche principali degli organi politici regionali: la scelta cade di solito tra il presidente della regione, il vicepresidente della giunta, il presidente del consiglio regionale o il capogruppo del partito di maggioranza in consiglio. Il delegato della Valle d’Aosta è di solito il presidente della regione.

Molte regioni hanno già votato per scegliere i propri delegati alle prossime elezioni: ad esempio, in Lombardia sono stati eletti il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo (PdL) e Umberto Ambrosoli. In Lazio sono stati eletti il neopresidente Nicola Zingaretti, il presidente del consiglio regionale Daniele Leodori del PD e il consigliere regionale di minoranza Mario Abbruzzese, del PdL, nomina intorno a cui ci sono state alcune polemiche, dato che Abbruzzese era il presidente del consiglio regionale di Renata Polverini (dimessosi in seguito a diversi scandali).

C’è stata anche una polemica per l’esclusione di Matteo Renzi dai delegati toscani: la scelta del sindaco di Firenze sarebbe stata piuttosto contraria alle consuetudini e sono stati eletti invece il presidente della regione Enrico Rossi (PD), il presidente del consiglio regionale Alberto Monaci (PD) e il vicepresidente dell’assemblea legislativa Roberto Benedetti (PdL).

In Sicilia l’elezione è stata particolarmente turbolenta. I deputati dell’assemblea regionale potevano esprimere due preferenze e in teoria sarebbe dovuto essere eletto il presidente della regione Rosario Crocetta, un rappresentante del M5S e uno dell’opposizione. Ma 5 deputati della maggioranza non si sono presentati alla votazione, Rosario Crocetta ha ottenuto solo 29 voti (12 in meno del previsto), Francesco Cascio del PdL ne ha ottenuti 33 (cinque in più dell’opposizione, che ha 28 deputati) e il presidente dell’assemblea regionale, Giovanni Ardizzone dell’UdC, è risultato primo con 46 voti, cinque in più di quelli previsti. Chi ne ha fatto le spese è stato il deputato del M5S Salvatore Siragusa, primo degli esclusi con 25 voti.

Quando si vota
La convocazione in seduta comune del Parlamento, con l’aggiunta dei delegati regionali, avviene trenta giorni prima che scada il mandato del presidente della Repubblica uscente. La prima votazione per eleggere il successore di Giorgio Napolitano avverrà il prossimo 18 aprile. Il presidente dell’assemblea è quello della Camera dei deputati, così come è della Camera il regolamento che si applica nelle sedute e l’aula dove si vota.

Come si vota
Si vota con scrutinio segreto. Nei primi tre scrutini è richiesta la maggioranza di due terzi (in questo caso 671 membri), mentre dalla quarta votazione in poi basta la maggioranza assoluta (in questo caso 504 membri). Il centrosinistra può contare su circa 490 voti tra parlamentari e delegati, per cui teoricamente potrebbe eleggere il nuovo presidente “da solo” con pochi voti in più dei montiani o di parte del M5S. Sono eleggibili tutti i cittadini italiani che abbiano almeno 50 anni di età e che godano dei diritti civili e politici.

Diversi presidenti della Repubblica sono stati eletti al primo scrutinio grazie ad accordi tra i partiti prima del voto: l’ultimo è stato Carlo Azeglio Ciampi nel 1999. Giorgio Napolitano è stato eletto al quarto scrutinio il 10 maggio 2006, quando dunque era sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, che allora erano mille. Napolitano ottenne 543 voti, senza quelli dell’allora opposizione di centrodestra (che votò scheda bianca). In quella votazione arrivò al secondo posto Umberto Bossi (42 voti) e poi Massimo D’Alema (10 voti). Il presidente che fu eletto dopo il maggior numero di scrutini fu Giovanni Leone, nel 1971, che ottenne 528 voti al ventitreesimo scrutinio.

Foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images

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