<p>Benin President Thomas Yayi Boni addresses the 5th European Development Days (EDD) at the Square Convention Center in Brussels on December 7, 2010. EDD forum debates questions and issues pertaining to international development cooperation. The EDD are a policy forum, highlighting recent developments and important initiatives to be continued in key areas of development cooperation. AFP PHOTO / THIERRY CHARLIER (Photo credit should read THIERRY CHARLIER/AFP/Getty Images)</p>

Il complotto contro il presidente del Benin

Un ex ministro, il suo medico e una nipote sono stati arrestati per associazione a delinquere e tentato omicidio

Domenica scorsa tre persone sono state arrestate con l’accusa di aver organizzato un complotto per avvelenare Thomas Boni Yayi, capo dello stato del Benin, paese dell’Africa occidentale affacciato sul golfo di Guinea. Si tratta dell’ex ministro del Commercio, Moudjaidou Soumanou, del medico personale del presidente, Ibrahim Mama Cisse, e di una nipote, Zouberath Kora-Seke. La notizia è stata data ufficialmente dal procuratore Justin Gbenameto: «La procura ha richiesto la loro incriminazione per associazione a delinquere e tentativo di omicidio del capo dello Stato».

Secondo le prime indagini, l’ex ministro Soumanou avrebbe svolto il ruolo di intermediario. Il vero organizzatore del complotto sarebbe un uomo d’affari di nome Patrice Benin Talon, ex alleato del presidente che è recentemente entrato in disaccordo con lui. Talon si trova attualmente fuori dal paese, ma il procuratore Gbenameto ha detto che le autorità del Benin hanno intenzione di emettere un mandato di arresto contro di lui. Da una prima ricostruzione risulterebbe che il 17 ottobre, durante il viaggio del capo dello stato a Bruxelles, la nipote che lo accompagnava fosse stata invitata nell’albergo dove alloggiava Patrice Talon, che l’avrebbe convinta a consegnare una serie di medicinali avvelenati forniti a loro volta dal medico personale di Yayi. Il sospetto di avvelenamento è nato quando, qualche tempo dopo, il presidente ha mostrato segni di debolezza e ha cominciato a vomitare.

Un assistente al presidente, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha dichiarato che la vicenda potrebbe essere legata alla decisione di Boni Yayi di porre fine al monopolio di una società che forniva materiali per l’industria del cotone e che aveva un importante contratto con il porto del Benin. Sia l’attività portuale che l’industria del cotone sono i principali settori dell’economia del paese. Il Benin, paese di circa nove milioni di abitanti, rimane una nazione povera e fortemente arretrata: la disoccupazione è molto alta, circa un terzo dei bambini soffre di malnutrizione e la coltivazione del cotone, con l’agricoltura, sono le attività principali della popolazione.

Boni Yayi, un economista, è entrato in carica nel marzo 2006, e ha vinto le elezioni per un secondo mandato anche lo scorso anno, con il 53 per cento dei voti. Presiede anche l’Unione africana e nel 2007 aveva subito un attentato cui era sopravvissuto. Yayi è stato fin dall’inizio considerato parte del cambiamento di un paese che, dopo l’indipendenza del 1960, è stato segnato da cinquant’anni politicamente molto complicati. Yayi ha avviato nel Benin una serie di misure per aiutare i più poveri, tra cui un vasto programma di micro-credito, ma è stato colpito da una serie di scandali legati alla corruzione della classe politica.

Foto: il presidente del Benin Thomas Yayi Boni (THIERRY CHARLIER/AFP/Getty Images)

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