Il tasto dei “Mi piace” (o “Consiglia”, come nel caso del Post) è una delle cose più conosciute e riconoscibili di Facebook. Si trova su centinaia di milioni di siti e permette, con un solo clic, di condividere articoli, immagini, video e altri contenuti con i propri amici sul social network. Al suo fianco, il tasto ha anche un piccolo contatore che indica il numero di “Mi piace” effettuati dagli utenti. Il conteggio aumenta non solo quando si fa clic sul tasto, ma anche quando il contenuto viene condiviso direttamente su Facebook, incollando il suo link nel Diario, su una Pagina o sul profilo dei propri amici. La cosa meno nota, e di cui si è accorto di recente Emil Protalinski del sito di tecnologia The Next Web, è che nel conteggio sono anche compresi i link che gli iscritti a Facebook condividono con i loro amici attraverso il sistema di messaggistica privato.
In pratica, quando si invia un messaggio a un proprio amico contenente il link a una pagina che usa il tasto “Mi piace”, il social network aggiorna il conteggio aggiungendo una nuova condivisione. Questo significa che Facebook va alla ricerca in automatico dei link presenti nei propri messaggi privati, verifica se sulle pagine cui rimandano c’è un tasto “Mi piace” e nel caso aumenta il numero di condivisioni.
Quelli di Facebook hanno comunque spiegato che questa soluzione è adottata da tempo, perché i contatori dei “Mi piace” si aggiornano anche a seconda dei commenti e di altri tipi di condivisioni. I siti che usano il “Mi piace” possono anche attivare un’opzione per mostrare, sempre sulle loro pagine, quali dei tuoi amici hanno già fatto clic sul tasto. A tutela della privacy degli iscritti, dicono quelli di Facebook, questo sistema non funziona quando il link viene condiviso attraverso il sistema di messaggistica privato. Quindi, se si invia un link privatamente a un amico su Facebook, sul sito corrispondente viene aggiornato il contatore dei “Mi piace”, ma non compare il proprio nome.
La cosa potrebbe non piacere alle associazioni che si occupano della tutela dei dati personali, e che accusano periodicamente Facebook di attuare politiche lesive della privacy. Anche altri servizi online utilizzano sistemi di scansione, in forma anonima, per verificare i contenuti di pagine e messaggi, di solito per mostrare annunci pubblicitari contestuali. Gmail, la posta elettronica di Google, utilizza un sistema simile da tempo, e inizialmente ci furono diverse polemiche.
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