<p>BERLIN, GERMANY &#8211; APRIL 27: Nikolaus Schneider (R), Chairman of the Council of the Evangelical Church in Germany (EKD), appoints Margot Kaessmann as the new ambassador of the Lutheran Church, at the Kaiser-Wilhelm Memorial Church on April 27, 2012 in Berlin, Germany. Kaessmann headed the Evangelical Church in Germany (EKD), the country&#8217;s federation of Lutheran and Protestant churches and Germany&#8217;s main Protestant organization, until she resigned after she was caught drink driving in 2009. (Photo by Carsten Koall/Getty Images)</p>

La “tassa” sui cattolici in Germania

I vescovi tedeschi hanno deciso che chi non parteciperà al finanziamento delle attività religiose non potrà avere accesso ai sacramenti

La Conferenza episcopale dei vescovi della Germania ha stabilito ieri che i fedeli cattolici dovranno pagare la Kir­chen­steuer, una somma da pagare alla Chiesa se si è iscritti all’anagrafe come cattolici. La “tassa” si paga direttamente alla Chiesa e sarà calcolata in base al proprio reddito annuo. In Germania, tutti i fedeli praticanti appartenenti alle varie religioni possono decidere di registrarsi come cattolici, protestanti o ebrei.

Già oggi i credenti pagano una tassa dell’8-9 per cento in base al proprio reddito annuale ed è una norma introdotta nel diciannovesimo secolo, per compensare la nazionalizzazione delle proprietà religiose. L’addizionale, decisa dalla Conferenza episcopale, varierà tra l’8 per cento e il 9 per cento e si aggiunge alla quota esistente. Chi non la pagherà sarà escluso dal registro dei cattolici nell’anagrafe e dalla comunità: non potrà avere accesso ai sacramenti durante la messa e alle funzioni dei funerali.

I cattolici tedeschi sono circa il 30 per cento della popolazione (24 milioni), ma negli ultimi anni c’è stato un gran numero di abbandoni: nel 2010 sono stati 181 mila e nel 2011 c’è stato il picco con oltre 200 mila autoesclusioni. La media è di 100 mila all’anno. Molti fedeli hanno smesso di essere cattolici praticanti dopo la rivelazione di alcuni scandali di abusi sessuali e pedofilia, in cui sono stati coinvolti i sacerdoti tedeschi. Altri invece si sono cancellati dal registro dell’anagrafe proprio per non pagare la tassa.

La norma contenuta nel decreto è stata approvata anche dal Vaticano: lo scopo è di fermare il crescente rifiuto, da parte dei cattolici tedeschi, di mantenere la Chiesa pagando un contributo o versando periodicamente delle offerte. Il decreto stabilisce, in sostanza, che non sarà più possibile distinguere un’appartenenza spirituale da un’appartenenza civile. In caso di abbandono, saranno i sacerdoti di ogni diocesi a poter contattare i fedeli che decidono di togliersi dall’elenco dell’anagrafe.

Si stima che la tassa potrà portare alla Chiesa 4,3 miliardi di euro, se tutti i cattolici registrati decideranno di pagarla. Se non la si vorrà pagare si potrà fare richiesta all’ufficio dell’anagrafe e si otterrà l’esenzione. I cattolici che non pagheranno la tassa, oltre a non poter ricevere i sacramenti, non potranno neanche lavorare nelle istituzioni cattoliche, nelle scuole di loro proprietà e in alcuni ospedali. E senza un «segno di pentimento prima della morte» a loro potrebbe anche essere rifiutata la sepoltura religiosa, si spiega nel decreto. Inoltre, per questo tipo di questioni i tedeschi non possono rivolgersi alla giustizia civile: per casi simili, in passato, è stato deciso che si tratta di questioni interne alla Chiesa.

Foto: Carsten Koall/Getty Images

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