Alle otto di questa mattina gli ufficiali giudiziari accompagnati dalla polizia hanno sgomberato e posto sotto sequestro Tacheles, la famosa galleria d’arte moderna autogestita e centro sociale di Berlino dove circa 80 artisti di 30 paesi diversi vivevano, lavoravano e esponevano le loro opere. Tacheles è composto da una trentina di atelier, un teatro, un cinema e sale concerti, e ogni anno viene visitato da quasi 500 mila persone da tutto il mondo.
Al momento dello sgombero, il portavoce di Tacheles Martin Reiter ha detto: «Questo è il furto di un’opera d’arte con la scorta della polizia». Davanti all’edificio, prima dell’arrivo degli ufficiali giudiziari, si erano riuniti un centinaio di sostenitori e alcuni giornalisti. Nessuno ha comunque opposto resistenza: due artisti vestiti di nero hanno semplicemente suonato e cantato al pianoforte un’orazione funebre.
Tacheles occupava uno storico e oggi coloratissimo edificio di Oranienburger Straße, nel quartiere Mitte, al centro di Berlino. Dall’altro lato, l’edificio affaccia sulla Friedrichstraße: si trova tra Alexander Platz e la “Neue Synagoge”, nel quartiere ebraico Scheunenviertel. Il nome Tacheles, del resto, ha origini legate alla cultura ebraica: Tacheles significa in yiddish “parlare chiaro”, nome scelto proprio in contrasto con la repressione della polizia segreta della Germania Est.
Lo sgombero era già stato deciso a marzo dall’amministratore giudiziario tedesco Holger Schwemer (poi annullato da un giudice) dopo che nel 2008 era scaduto il contratto d’affitto con il gruppo d’investimento Fundus, che fino a quel momento aveva concesso gli spazi per la cifra simbolica di 1 euro al mese. Fundus, tramite la banca Hsh Nordbank, aveva acquistato l’area nel 1998 ma vorrebbe ora utilizzare l’edificio in un altro modo e farne molto probabilmente un centro commerciale.