Come cambiano i contributi pubblici all’editoria

Il Senato ha approvato un decreto legge che introduce alcune modifiche significative, e che dovrà essere votato dalla Camera

Il Senato ha approvato ieri un decreto legge sui contributi pubblici all’editoria. Il testo dovrà ora essere votato anche dalla Camera, entro le prossime tre settimane. Un articolo di ItaliaOggi parla delle principali modifiche al testo che era stato proposto dal governo, che riguarda la soglia minima delle copie vendute rispetto a quelle distribuite per ricevere i rimborsi e un nuovo sistema – più generoso – di calcolo dei costi.

Il decreto legge sull’editoria esce dal Senato con nuove modifiche rispetto al testo originario di Palazzo Chigi: il rapporto tra vendite e distribuzione si abbassa per esempio dal 30% al 25% per ogni testata nazionale che voglia accedere ai contributi pubblici dal 2013. Ogni testata nazionale dovrà poi essere distribuita in tre regioni e non più in cinque. Viene rimodulato il calcolo dei costi di gestione dei giornali e ancora la pubblicità online verrà ricompresa nel Sic (Sistema integrato di comunicazioni). C’è la possibilità di destinare il 20% della spesa pubblica, per la comunicazione istituzionale, a giornali di cooperative e di partito. Il decreto legge (dl) numero 63 del 18 maggio 2012, che regolamenta il settore editoriale fino al 2014, ha superato così ieri l’approvazione del Senato e dovrà ora passare all’esame della Camera, che dovrà convertirlo entro il prossimo 20 luglio.

(continua a leggere sulla rassegna stampa dell’Istituto Treccani)

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