Oggi Francesco Bei su Repubblica raccoglie informazioni e ipotesi su quali possano essere le novità nel PdL a cui ha fatto riferimento ieri il segretario Alfano, annunciandole per “dopo le elezioni amministrative”. Stando a Bei, ci sarebbe molto lavoro su internet – in controtendenza rispetto a quello a cui ci ha abituato il partito berlusconiano – affidato a Marco Montemagno, giornalista esperto di cose della rete.
È un predellino digitale “la più grossa novità della politica italiana” annunciata ieri da Angelino Alfano. Un lavoro che il Cavaliere e Alfano stanno cucinando da due mesi in gran segreto nel retrobottega del Pdl, in attesa del 2013. Ma che sono stati costretti a portare allo scoperto sotto la spinta del Partito della Nazione di Casini e della prospettiva di un voto anticipato già ad ottobre. Ma soprattutto davanti al rischio incombente di uno sbriciolamento del partito.
Il Pdl dunque cambierà nome, questa la prima novità. E chissà se è casuale quello slogan – “Tutti per l’Italia” – lanciato due giorni fa da Giuliano Ferrara nella coda di un pezzo sul Foglio. Dunque nome nuovo, ma non basta. Perché il Pdl è ormai diventato una “bad company”, lo dimostrano i sondaggi di Alessandra Ghisleri, e va supportato da una lista civica nazionale innervata dalla società civile. Un listone guidato da Luca Cordero di Montezemolo, con dentro gli imprenditori e i professori del think tank “Italia Futura”. In ogni circoscrizione il modello potrebbe diventare plurale, con più liste civiche alleate. Un amo è stato lanciato anche a Emma Marcegaglia, presidente uscente di Confindustria. Berlusconi spera in questo modo, dando vita a un partito più “liquido”, di intercettare parte di quel rifiuto della politica tradizionale che soffia impetuoso nel paese. “Dobbiamo innovare – sostiene Daniela Santanché,
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