La questione delle terre rare

Europa, Giappone e Stati Uniti hanno fatto richiesta di sanzioni contro la Cina, che produce e limita le esportazioni di 17 minerali indispensabili per i prodotti tecnologici

Martedì 13 marzo l’Unione Europea, il Giappone e gli Stati Uniti hanno chiesto l’apertura di un procedimento contro la Cina da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO) per le restrizioni che il paese asiatico impone alle esportazioni di materiali grezzi, tra cui le terre rare: chiedono che le restrizioni siano eliminate e che in caso contrario vengano introdotte sanzioni contro la Cina. Secondo il Wall Street Journal, la forte difesa delle quote di esportazione di terre rare da parte del governo cinese aumenterà le dispute commerciali sui minerali e stimolerà gli investimenti minerari nel settore.

Le terre rare sono il nome con cui si indicano 17 minerali che sono indispensabili per la produzione di beni altamente tecnologici, dall’iPad ai pannelli fotovoltaici e alle batterie per le automobili ibride. Le terre rare hanno anche molte applicazioni in ambito militare. La Cina produce circa il 95 per cento delle terre rare nel mondo (era il 40 per cento nel 1995), ma a questo aumento si è accompagnato un taglio delle esportazioni massime annuali, da 65 mila tonnellate nel 2005 a circa 30 mila oggi. Questo ha contribuito al grande rialzo dei prezzi delle terre rare a livello mondiale: secondo il dipartimento della Difesa statunitense, il prezzo è cresciuto tra le 4 e le 49 volte negli ultimi dieci anni.

Il mercato è relativamente piccolo, con un valore complessivo di pochi miliardi di dollari (enormemente meno del commercio di altri minerali, come quelli per la produzione dell’acciaio).

Le limitazioni cinesi hanno portato a un grande aumento nella ricerca di altri giacimenti di terre rare, con centinaia di progetti in oltre trenta paesi del mondo. Finora, dice il Wall Street Journal, circa una decina di centri di produzione fuori dalla Cina possono produrre tra le 10 e le 40 mila tonnellate l’anno, ma i progetti in corso dovrebbero far perdere la maggioranza della produzione mondiale alla Cina entro il 2020, dicono gli analisti. Sei progetti di ampliamento di vecchie miniere o di apertura di nuove in Canada, Australia, Sudafrica e Stati Uniti dovrebbero portare in alcuni anni una produzione annuale complessiva di circa 120 mila tonnellate, raddoppiando la produzione globale di terre rare.

Il ministro cinese del Commercio ha risposto che non teme l’apertura del procedimento presso il WTO e ha ribadito la posizione ufficiale del suo governo sulle limitazioni: queste sarebbero dovute alla necessità di “proteggere le risorse e l’ambiente”, e non intenderebbero influenzare l’industria. Il WTO si esprimerà sulla questione probabilmente alla fine del 2012.

foto: JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images

Continua sul Post