Festival goers hold on to a large rainbow flag stretching several blocks down Central Ave., after the St. Pete Pride Promenade in St. Petersburg, Fla., Saturday, June 26, 2004. (AP Photo/Tampa Tribune, Michael Spooneybarger)

San Pietroburgo e la “propaganda omosessuale”

Il parlamento locale ha approvato una legge che punisce chi diffonde la "cultura omosessuale", dopo altre leggi simili in due città russe

Mercoledì scorso il parlamento di San Pietroburgo, seconda città della Russia, ha approvato una legge che rende illegale la distribuzione di materiale informativo riguardante l’omosessualità. Il provvedimento, che per i promotori rappresenterebbe una semplice tutela verso i minori, ha suscitato molte polemiche in quanto violerebbe, secondo il partito di opposizione, sia la costituzione russa che la convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali dell’individuo.

La legge, sostenuta da Russia Unita, partito di centro destra che ha la maggioranza nel paese, e dal Partito Comunista, prevede sanzioni a partire da 130 euro per i cittadini che distribuiscono materiale che promuove la cosiddetta “cultura omosessuale”. Le sanzioni possono arrivare fino 1300 euro se a commettere il reato sono pubblici ufficiali, insegnanti o funzionari e fino a 13 mila euro nei casi in cui siano coinvolte associazioni di cittadini o organizzazioni no profit. Leggi simili sono state approvate in precedenza da altre due città russe.

Yabloko, un partito di opposizione russo di orientamento socialdemocratico, ha fortemente criticato la legge mettendo in evidenza l’assurdità del provvedimento, che sancisce come un reato quella che è invece una scelta che riguarda la vita privata dei cittadini. Secondo Yabloko, è molto pericoloso lasciare completamente nelle mani dell’autorità la valutazione di cosa sia propaganda e di cosa invece non lo sia.

Anche secondo Dmitrij Dubrovskij, professore all’Università statale di San Pietroburgo intervistato dall’agenzia di stampa Deutsche Welle, «quello che questa legge definisce “propaganda” non è altro che la libertà di pensiero e di parola o il diritto di assemblea e di manifestazione dei cittadini». Dubrovskij in particolare ha giudicato assurdo il fatto che l’omosessualità sia considerata un atto criminale e che sia messa sullo stesso livello della pedofilia.

Dubrovsky, tuttavia, non si è detto ottimista. Secondo lui infatti, anche se il provvedimento è in palese contraddizione con le norme europee sui diritti umani, potrebbe essere in ogni caso convalidato dalla corte costituzionale russa, che già a gennaio, quando era stata chiamata a pronunciarsi su una legge simile approvata nella città di Ryazan, nell’ovest della Russia, non l’aveva dichiarata incostituzionale.

Una manifestazione in difesa dei diritti degli omosessuali a San Pietroburgo, nel 2004
foto: AP Photo/Tampa Tribune, Michael Spooneybarger

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