<p>Foto: AP/K.M. Chaudary</p>

Chi è Imran Khan

Nazionalista, antiamericano e islamista: perché un ex capitano della nazionale di cricket potrebbe diventare presidente del Pakistan

Ieri in Pakistan Imran Khan, il leader del partito Movimento per la Giustizia (Pakistan Tehreek-e-Insaf), ha riunito a Karachi circa 150mila persone per un suo comizio. Una cifra record, che Khan sinora aveva raggiunto solo a Lahore e nello stato del Punjab dove è nato e che dimostra che ormai Khan è un elemento importante della politica pakistana.

Secondo alcuni analisti, Khan sarebbe uno dei favoriti alle prossime elezioni legislative, previste nel febbraio 2013 ma che potrebbero essere anticipate, viste le difficoltà interne che stanno incontrando il presidente Asif Ali Zardari e il premier Yusuf Raza Gilani. Zardari è stato recentemente operato al cuore, e il governo è sotto pressione dopo l’uccisione di Osama bin Laden ad Abbottabad, le conseguenti tensioni interne, la relativa crisi economica (il governo di Islamabad ha recentemente rivisto al ribasso le stime di crescita del 2012, dal 4,2 al 3,6 per cento) e i conflitti sempre più frequenti tra gli Stati Uniti e i potenti servizi segreti pachistani dell’ISI (Inter-Services Intelligence).

Imran Khan ha 59 anni, è un bell’uomo dai modi decisi, ma soprattutto è l’ex capitano della nazionale di cricket. Con lui, il Pakistan ha vinto la sua prima e unica Coppa del Mondo di questo sport, nel 1992. Un evento di particolare importanza per Khan, che era tornato in nazionale a quasi quarant’anni dopo averla abbandonata nel 1987. Subito dopo essersi ritirato per la seconda volta dal cricket, Khan si è dato alla politica e alla filantropia e nel 1996 ha fondato il suo Movimento per la Giustizia, che oggi è la lista che guadagna più voti in Pakistan, almeno secondo i sondaggi. Inizialmente sostenitore dell’ex presidente Pervez Musharraf e del suo colpo di stato, se ne è poi dissociato duramente. Teoricamente, il suo partito oscilla tra il centrismo sociale e un nazionalismo piuttosto marcato in politica estera. Il suo motto è: «Giustizia, umanità e autostima».

Khan è un grande fautore dello stato sociale, una scommessa in un paese come il Pakistan dove solamente l’1 per cento della popolazione paga le tasse. Il suo modello dichiarato sono le strutture sociali, l’istruzione, la giustizia e soprattutto l’assistenza sanitaria del Regno Unito e dei paesi scandinavi. Khan intende aumentare e migliorare i servizi per la popolazione: un punto fondamentale del programma politico di Khan che si ispira al concetto della “giustizia umanitaria” con radici nella religione islamica. Khan ha detto che il Pakistan dovrà essere uno «stato sociale islamico», basato sui precetti del Corano. Per sottolineare l’importanza di questo concetto, ieri ha dichiarato al comizio di Karachi: «Se gli abitanti di Regno Unito e Scandinavia abbracciassero l’islam, sarebbero più musulmani di noi».

Gli altri due punti fondamentali del programma di Khan sono la lotta alla corruzione e la rottura dei legami, sempre più flebili, tra Pakistan e Stati Uniti. Secondo Khan la corruzione è uno dei mali peggiori che affligge il Pakistan, ma lui ha promesso, una volta al governo, di «stroncarla in 90 giorni». Per quanto riguarda il rapporto con gli Stati Uniti, Khan ha sempre criticato aspramente le azioni militari degli americani (che starebbero «aggravando le già violente tensioni sociali nel Paese»), gli attacchi dei droni al confine con l’Afghanistan e il «rapporto di dipendenza» che il Pakistan ha nei confronti degli Stati Uniti. Proprio per questa sua opposizione, Khan è stato spesso incarcerato, anche preventivamente, come accaduto nel marzo 2006 in occasione della visita dell’ex presidente statunitense George W. Bush. Khan, inoltre, è un deciso sostenitore dei negoziati con i talebani pachistani, un’ipotesi di cui recentemente si è parlato molto.

Fino a poco tempo fa, Khan e il suo partito non hanno avuto molto seguito. I suoi avversari spesso lo accusano di essere un outsider con idee occidentali. Alle elezioni del 2002 ha ottenuto solo lo 0,8 per cento dei voti e un seggio all’Assemblea Nazionale, mentre nel 2008 non ha partecipato al voto per protesta contro l’arresto dell’ex presidente della Corta Suprema pachistana, Iftikhar Mohammad Chaudhry, ordinato da Musharraf. Ma grazie all’ondata nazionalista e al risentimento antiamericano che sta cavalcando, Khan sembra in grandissima ascesa in Pakistan. Sempre più politici pachistani confluiscono nel suo Movimento per la Giustizia, da ultimo l’ex ministro degli esteri Shah Mehmood Qureshi, che prima militava nel Partito del Popolo Pakistano (Pakistan People’s Party, PPP) del presidente Zardari. Secondo un sondaggio dello scorso giugno del Pew Research Center, Khan sarebbe il leader politico più popolare in Pakistan, e se si votasse ora il suo partito prenderebbe fino a 40 seggi in Parlamento (che ne conta 342 in totale). Il suo prossimo comizio di rilievo sarà a Quetta, capoluogo della provincia del Baluchistan, il 23 marzo.

Foto: AP/K.M. Chaudary
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