«Fai una cosa, mandami un fax»

Il Corriere della Sera racconta i rapporti tra il ministro Romano, accusato di corruzione aggravata dal favoreggiamento a Cosa nostra, e un prestanome di Ciancimino

Il 3 dicembre 2003, alle 14.50, l’onorevole Francesco Saverio Romano (all’epoca deputato dell’Udc che sosteneva il governo Berlusconi, oggi ministro dell’Agricoltura per conto dei «responsabili» fuoriusciti da quel partito allo scopo di sostenere il governo Berlusconi) si trovava nell’Aula di Montecitorio quando ricevette la telefonata del tributarista palermitano Giovanni Lapis.

All’epoca Lapis era indagato per associazione mafiosa dalla Procura di Palermo in virtù del suo ruolo di presidente della Gas-Gasdotti azienda siciliana, «società su cui insistevano interessi di natura mafiosa» come scrive oggi il giudice. L’accusa venne archiviata in istruttoria, il processo proseguì per altri reati, e s’è concluso pochi giorni fa con la sentenza della Corte di Cassazione. Lapis è stato condannato a due anni e otto mesi di carcere per tentata estorsione, essendo prescritta l’intestazione fittizia dei beni come prestanome di Massimo Ciancimino, figlio del sindaco mafioso di Palermo «don Vito» morto nel 2002, il quale aveva investito nella Gas una parte del suo «tesoro».

«Avevo bisogno di un’informazione – dice Lapis a Romano in quella conversazione del 2003 intercettata perché il tributarista aveva il telefono sotto controllo – state ritirando tutti quanti gli emendamenti dalla Finanziaria?». «No, solo quelli del governo», rispose l’onorevole. «C’è un emendamento che è stato presentato sembra stamattina – continuò il tributarista prestanome di Ciancimino -… l’ha presentato per conto delle municipalizzate… per il metano… Siccome vorremmo capire cos’è… e non dovrebbe interessare il settore privato… in tutti i casi se passa dovreste integrarlo…». E Romano: «Ho capito». Lapis insiste «O salvo le leggi regionali nostre… perché va specificato meglio questo emendamento», finché l’onorevole gli propone di semplificare la pratica: «Fai una cosa… mandami un fax».

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