Le ultime dalla Libia

A Tripoli si continua a combattere, Gheddafi non si trova e i ribelli pensano già alla ricostruzione

Aggiornamento, 17:20 – A Tripoli i combattimenti sono continuati per tutta la giornata di oggi, principalmente nella zona del complesso di Gheddafi a Bab al-Azizya e intorno all’hotel Rixos, dal quale sono riusciti a fuggire oggi pomeriggio diversi giornalisti che vi erano rinchiusi da cinque giorni. Altri combattimenti sono in corso nella zona dell’aeroporto. Il Consiglio Nazionale di Transizione, il governo provvisorio dei ribelli, ha annunciato in una conferenza stampa che è disposto a offrire un’amnistia a chiunque tra gli uomini vicini a Gheddafi lo ucciderà o aiuterà a consegnarlo vivo. Secondo i ribelli, Muammar Gheddafi si trova ancora nascosto in qualche zona della città di Tripoli. Il Pentagono ha confermato nel pomeriggio che anche secondo le informazioni in suo possesso Gheddafi si trova ancora in Libia.

Quanto alla situazione nel resto della Libia, un comandante militare dei ribelli ha annunciato oggi che i ribelli hanno il controllo del 95% del territorio nazionale. Le zone intorno alle città di Sirte, a metà della costa mediterranea, e di Sabha, nella Libia centrale, sono sicuramente ancora in mano alle forze fedeli al colonnello. Sul fronte diplomatico, rappresentanti diplomatici del Consiglio Nazionale di Transizione libico si trovano in Qatar per avviare colloqui con i paesi arabi per la ricostruzione del paese, che secondo quanto annunciato oggi dallo stesso CNT potrebbe costare 2,5 miliardi di dollari. Per i prossimi giorni sono attesi colloqui anche con i maggiori paesi europei, a partire dalla Francia.

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Nella notte Muammar Gheddafi ha fatto sentire la sua voce con un messaggio trasmesso da un’emittente locale dopo che ieri, nel tardo pomeriggio, i ribelli libici sono riusciti a penetrare all’interno del suo complesso di Bab al-Azizya a Tripoli. Gheddafi nel suo messaggio ha invitato gli abitanti a “ripulire” Tripoli e a tenere fede alla loro promessa di “combattere fino alla morte o alla vittoria”.

«Sono uscito in incognito durante la notte e ho camminato per le vie della capitale: mi sono reso conto che la città non è in pericolo. La scelta di abbandonare il bunker di Bab al-Azizya è una mossa strategica dopo che un bombardamento della NATO l’ha ridotto in macerie. Se gli attacchi continuano, trasformerò la Libia in una trappola mortale» ha poi spiegato il leader libico. Moussa Ibrahim, uno dei portavoce di Gheddafi, ha dichiarato che la battaglia per Tripoli andrà avanti e le truppe lealiste hanno la forza di continuare a combattere non solo per mesi, ma per anni. Dichiarazioni propagandistiche cui credono ormai in pochi, considerati i successi ottenuti dai ribelli negli ultimi giorni che sembrano avvicinare la fine del regime.

AlJazeera riporta le parole di Mustafa Abdel-Jalil, ex- ministro del governo di Gheddafi fino all’inizio delle rivolte nel febbraio scorso e ora a capo del Consiglio Nazionale di Transizione: «È troppo presto per dire che la guerra è finita. Questo non succederà fino a che Gheddafi e suo figlio non verranno catturati». Ma a Bab al-Azizya, il centro delle forze governative che comprende bunker, gallerie sotterranee e arsenali, non c’è nessuna traccia del colonnello. I ribelli hanno ucciso i militari che presidiavano il complesso e portato via fucili, munizioni, camion e tutto quel che si poteva trasportare. «Stiamo cercando Gheddafi ora, lo dobbiamo trovare» dicono. Abdel-Aziz Shafiya, uno dei ribelli libici, ha detto che si crede che il colonnello sia nascosto in un bunker sotterraneo.

Il Guardian riporta la testimonianza dei leader della rivolta: le persone uccise nei combattimenti di questi giorni sarebbero 400, mentre si parla di circa 2000 feriti. Durante la notte le forze pro-Gheddafi hanno lanciato dei missili su Misurata da Sirte, città natale del rais ancora in mano alle truppe lealiste. Questa mattina a Tripoli la situazione sembra più tranquilla, ma ci sono ancora delle zone della capitale presidiate dai militari fedeli al colonnello, come il Rixos hotel, dove 35 giornalisti stranieri sono ancora prigionieri delle truppe di Gheddafi.

 

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