L’approvazione delle misure di rigore in Grecia non è ancora andata in porto. Il primo ministro George Papandeou ha chiesto ai greci di accettare i sacrifici imposti dal suo piano perché “le conseguenze di una bancarotta o dell’uscita dall’Euro sarebbero catastrofiche per chi possiede una casa, per le banche e per la credibilità dell’intero paese”. Il Parlamento greco voterà martedì una mozione di fiducia nel nuovo governo di Papandreou, rimescolato la settimana scorsa. Il problema è rappresentato dall’aperta ostilità dell’opinione pubblica ai sacrifici proposti dal governo: nei giorni scorsi sono continuate le manifestazioni di protesta nella capitale, Atene. Se i tagli alla spesa dovessero andare in porto si comincerà probabilmente a discutere di un nuovo secondo pacchetto di aiuti, ritenuto da molti esperti “inevitabile”.
Intanto il Regno Unito, che non aveva partecipato direttamente al piano di salvataggio da 110 miliardi approvato l’anno scorso, ha fatto sapere di non avere intenzione di partecipare nemmeno a un eventuale nuovo piano di salvataggio. Germania e Francia nei giorni scorsi avevano detto che la Gran Bretagna avrebbe dovuto condividere una parte della responsabilità ma il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha chiarito che a suo parere i problemi dell’economia greca rimangono problemi dell’Eurozona. Il Regno Unito contribuirà solo per la parte che gli compete in quanto membro del Fondo Monetario Internazionale.
foto: LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images
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