Il blitz degli Stati Uniti ai danni di bin Laden e il fatto che questo vivesse indisturbato ad Abbottabad ha compromesso la reputazione e la credibilità dell’esercito e del governo pakistano come interlocutore riguardo la lotta ad al Qaida. Il Pakistan ha reagito con insofferenza a questo genere di accuse, prendendo le distanze dalle operazioni statunitensi sul suo territorio e deludendo chi a Washington pensava che la morte di bin Laden avrebbe accelerato anche l’impegno del governo pakistano nella caccia ai terroristi.
In questa vicenda si incastrano anche altre due questioni. La prima è quella dei droni, gli aerei senza pilota coi quali da mesi gli Stati Uniti attaccano centri di addestramento e rifugi di al Qaida in Pakistan. Il governo ha minacciato di porre maggiori restrizioni sull’utilizzo del suo spazio aereo. La seconda rimane quella dell’affidabilità dell’intelligence pakistana nella lotta ad al Qaida, al di là della sua volontà. Durante la sua recente visita in Pakistan, Leon Panetta ha mostrato all’intelligence pakistana alcune fotografie satellitari indicando due edifici usati dai terroristi per assemblare armi e bombe. Quando l’esercito pakistano è intervenuto, diversi giorni dopo, i terroristi erano scappati da tempo, forse avvertiti da qualcuno. La reazione del governo americano è stato bloccare un pagamento da 300 milioni di dollari previsto come rimborso per le spese militari del Pakistan in Afghanistan.
foto: AAMIR QURESHI/AFP/Getty Images
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