Il Perù a pochi giorni dalle elezioni

Ollanta Humala è un ex militare che nelle ultime settimane è improvvisamente avanzato in tutti i sondaggi

Il 10 aprile in Perù si vota per le elezioni presidenziali. L’attuale presidente della Repubblica Alan Garcia non potrà ricandidarsi perché il sistema legislativo non prevede la possibilità di rielezione per due mandati consecutivi.

Nell’ultimo decennio l’economia del Perù è cresciuta del 5 percento ogni anno, il tasso di crescita più alto di tutta l’America Latina. Il tasso di povertà è crollato dal 49 percento del 2004 al 35 percento del 2009. E negli ultimi cinque anni il paese ha scalato 24 posizioni nello Human Development Report delle Nazioni Unite, superando il Venezuela di Chavez forte delle sue esportazioni di petrolio. Eppure la popolarità del governo non è mai stata così bassa e il partito del presidente Garcia non è riuscito neanche a esprimere un candidato per la possibile successione. L’Economist di questa settimana spiega come mai.

Questo è quello che succede quando la crescita economica non è sostenuta da una democrazia altrettanto solida ed è minacciata da un’eccessiva frammentazione politica. Garcia ha preferito investire soldi nella costruzione di strade invece che nei programmi di welfare. Come risultato, un quinto di peruviani non hanno ancora accesso ad acqua potabile e un quinto dei bambini soffre di malnutrizione. Il ministero degli Interni non è riuscito a evitare che il paese diventasse il maggiore esportatore di cocaina al mondo. E la percentuale di omicidi è triplicata tra il 2002 e il 2008.

Il paese sembra prepararsi al ritorno dell’ex presidente Alexandro Toledo, al momento in testa ai sondaggi con il 28 percento delle preferenze. Nel 2001 Toledo era stato il primo indio eletto alla presidenza della Repubblica. Per secoli i discendenti delle popolazioni precolombiane erano stati emarginati dalla vita politica e la sua elezione fu quindi salutata come un nuovo inizio per il paese. Il suo governo contribuì alla ripresa economica del Perù, che è stato lodato per questo anche durante il recente Forum di Davos, ma non riuscì a  sbarazzarsi della corruzione che da sempre imperversa nel paese.

Gli sfidanti più quotati di Toledo al momento sono l’ex sindaco di Lima, Luis Castañeda, di Alianza Solidaridad Nacional, Kiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori, e Ollanta Humala, ex militare che nelle ultime settimane è improvvisamente avanzato in tutti i sondaggi. L’Economist scrive che Humala ha puntato tutto su una retorica populista con cui è riuscito a conquistarsi i favori delle classi meno abbienti, che sono ancora in larga parte rimaste fuori dal boom economico degli ultimi anni. La popolazione lamenta una corruzione dilagante in tutto il paese e profonde disuguaglianze sociali.

Humala promette una migliore redistribuzione della ricchezza e una pensione minima per gli oltre 1,2 milioni di peruviani oltre 65 anni che al momento non ce l’hanno. Parla anche di dura lotta alla corruzione e alla criminalità e usa una retorica populista che ricorda quella di Chavez. Il suo successo negli ultimi sondaggi è stato anche favorito dalle recenti accuse piovute addosso a Toledo, che fino a poche settimane fa era dato come favorito. Gli oppositori di Toledo sostengono che beve molto e che ricorre spesso all’uso di cocaina, accuse che lui ha sempre negato.

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