Egyptian protestors opposed to President Hosni Mubarak gather on February 3, 2011 in CairoÕs central Tahrir square where crowds have gathered for 10 days calling for the ouster of President Hosni Mubarak. AFP PHOT0/MIGUEL MEDINA (Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Piovono pietre

Gli scontri del Cairo sono stati una guerra di sassate in testa e copricapo improvvisati

Le cronache ininterrotte dalla rivolta egiziana hanno preso un’altra piega nelle ultime 48 ore, con l’inizio della sanguinosa battaglia tra sostenitori del regime e dimostranti anti Mubarak. E anche le immagini di quel che avveniva sono cambiate: dove prima vedevamo come soggetti protagonisti le sagome dei carri armati e le folle in piazza Tahrir, ci siamo trovati davanti prima all’esotico e violento irrompere dei cammelli su schermi e teleschermi e poi a teste sanguinanti e fasciate, e ad una anacronistica battaglia di sassate (su cui riflettere, a fronte del tema delle rivoluzioni di Twitter) che ha generato scudi e difese improvvisate, e caschi e copricapo di varia e creativa natura.

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