La dimensione del nome di Oliviero Toscani nella homepage del progetto “Nuovo Paesaggio Italiano” rende sospettosi sulle priorità dell’iniziativa, non bastassero i solidi precedenti autopromozionali del suo ideatore. Ma il progetto, lanciato come una collaborazione di Toscani con lo storico dell’arte Salvatore Settis (il cui nome però è scritto più piccolo) si è proposto come una buona idea, una sorta di archivio di delazioni benintenzionate degli scempi contro il paesaggio italiano. Dice Settis:
«C’è molto bisogno di azione popolare perché e’ in corso una mutazione genetica: con la cementificazione, gli eco-mostri, l’abusivismo, e i condoni, gli italiani stanno facendo a pezzi i paesaggi del Belpaese costruiti nei secoli. Come ha detto il poeta Zanzotto, siamo arrivati allo sterminio dei campi, che è il rovescio della medaglia dello sterminio nei campi.»
La posizione del capannone nella foto-denuncia di Nuovo Paesaggio Italiano
La storia riguarda Oliviero Toscani, più noto come fotografo. Il suo percorso, fino al sodalizio con Benetton, è pubblico. I suoi scandalosi manifesti hanno fatto epoca e sono entrati, a buon diritto, nella storia delle immagini del secolo scorso.
Ma poi il secolo è cambiato. Oliviero Toscani si trova a spasso, abituato a una gloria ora ridimensionata, e si mette a bussare insistentemente alla porta della Regione Toscana – abita in Maremma – dove trova ascolto presso il governatore di allora Claudio Martini che, a un certo punto, nel 2001, decide che tra la Toscana e Toscani nascerà un sodalizio volto a valorizzare l’immagine della terra di Dante nel mondo.
Per questo gli viene destinato – in uno dei luoghi più belli e intonsi del pianeta che si chiama “Tenuta di San Rossore” ed è a Pisa – un’ampia fetta di un bellissimo edificio datato 1862, allora le stalle del re: si chiama la Sterpaia. Dev’essere ristrutturato, però (investimento previsto 4 milioni e mezzo di euro) e, per procedere, bisogna svuotarlo di quel che contiene (animali e attrezzature). Solo per quest’ultima operazione, che implica la costruzione di nuovi edifici (un primo tentativo risulterà inadeguato e verrà distrutto da un misterioso incendio) vengono spesi, tra il 2002 e il 2005, ulteriori 1 milione e 400 mila euro: senza che il lavoro, ad oggi, risulti compiuto.
I prefabbricati della “Factory etica” nella tenuta di San Rossore
Toscani ha fretta e allora chiede e ottiene, nel 2004, che nell’attesa gli sia allestito un enorme prefabbricato che verrà piantato proprio nel cortile dell’antico edificio. Avrà un bel nome, però: “La Sterpaia, factory etica”. Toscani annuncia: “Cominceremo l’attività all’interno di container, in modo molto eroico, come degli sfollati, dei terremotati”. Il primo problema di una idea del genere è la climatizzazione: che implica, secondo i desiderata del Maestro e la tradizione degli sfollati, la collocazione sulla struttura di 24 (ventiquattro) impianti di aria condizionata. L’oggetto, già indecente in sé, acquisisce un aspetto definitivamente mostruoso e sbuffante che stride in maniera clamorosa con il contesto.
Ma è provvisorio, i lavori nell’antica struttura sono iniziati e presto lo sconcio sarà rimosso. Ecco però che il diavolo ci mette la coda. O l’elmetto giallo. È infatti in una mattina di giugno del 2006 che un operaio che sta lavorando al recupero della Sterpaia si dimentica di calzare l’elmetto giallo di protezione. Toscani è lì, lo vede, lo fotografa e diffonde l’immagine per il suo progetto “l’Arte della Prevenzione”. I lavori vengono per prudenza bloccati e a tutt’oggi così, sospesi, son rimasti.
L’orripilante prefabbricato permane quindi, e il nostro, in attesa di tempi migliori, opera all’interno del parco di San Rossore come una normale agenzia inventando campagne per clienti pubblici e privati, dalla Regione Calabria alla nuova Unità, da un ministero a un altro; è circondato da stagisti a basso costo, ma ospita molti vip, i cui nomi (Dalla, Jovanotti, Piano, Sgarbi, Lerner, Stark, Crepet eccetera) sono esibiti sul sito della Sterpaia. Non risulta che i padroni di casa – la Regione Toscana, rammentate? – ne ricavino alcunché.
Nel frattempo, altrove, Toscani diventa assessore alla Creatività della giunta Sgarbi a Salemi in Sicilia. Ma intanto, lamentando la lungaggine dei lavori che lui stesso ha contribuito a bloccare, fa sapere alla Regione Toscana che li considera ingrati e infami e lui (siamo nel settembre del 2008) se ne andrà sbattendo la porta del capannone.
Ma non se ne va e anzi chiede e ottiene, per sé e per i suoi ragazzi, due grandi appartamenti contigui (12 stanze) nel cuore della tenuta, a Cascine Nuove: in affitto per 23 mila euro annui. Lì, nel fresco, decide a gennaio di quest’anno di candidarsi come presidente della Regione. Inizia la campagna elettorale con toni misurati, e dopo aver parlato di regime e di stalinismo, dichiara alle agenzie: “Io sono il candidato dei Radicali e ho proposto al Pdl di appoggiarmi: così ci sarebbe davvero il rischio di vincere e di battere la sinistra che qui governa da oltre 60 anni” (consegnandogli San Rossore, nel frattempo). I partiti che dovrebbero sostenerlo si sfilano, però, e la cosa si perde.
Ed eccoci ai giorni nostri. Toscani trasferisce infine il suo laboratorio a Campigallo di Cecina, dove abita. Il prefabbricato nel maggio scorso viene svuotato di tutte le attrezzature e abbandonato. È tuttora lì, con l’aria condizionata in funzione. Lui però frequenta ancora la casa nella tenuta e una mattina, armato di superteleobiettivo e di un solido cavalletto, si piazza sull’Aurelia e scatta una foto di Piazza dei Miracoli vista da là, per denunciare lo scempio.
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