Nel 2006 Ernesto Sica era un politico campano appartenente alla Margherita, corrente demitiana. Nel 2007 decide di fare il salto verso la parte opposta e passare a Forza Italia. Inizia a frequentare Berlusconi, le cronache di quell’estate lo raccontano spesso ospite nella sua residenza in Sardegna. Poi, alla vigilia delle elezioni regionali in Campania, quando la candidatura Cosentino si scioglie a causa delle indagini sul suo conto, si mette in testa di fare il candidato presidente. Le intercettazioni mostrano di come si sia dato molto da fare – anche grazie alla lobby di Carboni – prima per fare pressioni sul PdL e poi per screditare il suo compagno di coalizione Caldoro, fabbricando e diffondendo ad arte notizie false sul suo conto.
Poi succede che Caldoro resta candidato del PdL e viene eletto presidente. Ernesto Sica – a seguito di pressioni di Berlusconi, oggi sappiamo – viene nominato assessore regionale all’avvocatura. Il contenuto dell’intercettazione lo ha costretto a dare le dimissioni da assessore: Sica è indagato per associazione segreta e violenza privata. Sulla Città di Salerno racconta la sua versione dei fatti. L’ex assessore conferma di volersi candidare a presidente – «con trenta punti percentuali di vantaggio tutti, dico tutti, potevano fare il presidente della Regione» – ma nega l’esistenza di un dossier contro Caldoro, anzi: contro «l’amico Stefano».
«Non c’è nessun dossier. Era una relazione, particolareggiata, magari molto addentro a vicende personali, dalla quale emergeva che l’amico Stefano era inidoneo».
Ma l’ha scritta lei? E su quali fonti si è basato?
«Ho contribuito a scriverla. Era una sintesi di cose scritte, sentite, dette. Un modo per indebolire la sua candidatura. E’ stata una scemenza e sto pagando un prezzo altissimo. So che ho sbagliato. E anche con i magistrati, che ringrazio per la disponibilità e la loro professionalità, mi sono assunto le mie responsabilità. Il mio ruolo, in tutte quelle intercettazioni era marginale».
Sica parla poi del suo rapporto con Berlusconi – «simpatia a prima vista» – e racconta di averlo conosciuto in Sardegna e di esserci diventato «grande amico». La risposta più interessante arriva però quando però il giornalista chiede conto a Sica di una frase che dalle intercettazioni risulta lui abbia detto a Martino, al telefono, prima delle elezioni regionali. «Racconto tutto», minacciava Sica, «dall’agosto del 2007 in poi, ditelo al Presidente! …io non sono come la puttana di Bari!». (la “puttana di Bari” è evidentemente Patrizia D’Addario)
Continua sul Post«In quell’anno io passai dalla Margherita a Forza Italia, in un periodo difficile, mentre tutti facevano il contrario. E portai con me un bel patrimonio. Di risposta, però, mi fu bocciata la candidatura alla Camera, poi quella al consiglio regionale. Ero solo incredulo: possibile che questo partito si comportasse così? Invece Berlusconi ha mantenuto la parola e mi ha proposto per un posto in giunta, che io ho accettato con grande entusiasmo»