Macchia di petrolio, è ancora peggio

Nelle ultime ore sono state individuate ampie zone di petrolio sotto la superficie del mare

Piuttosto che mostrare miglioramenti e qualche successo nella ricerca dei rimedi, la catastrofe ecologica nel Golfo del Messico sembra ogni giorno peggiore del giorno prima. Dopo le ipotesi dei giorni scorsi che la quantità di petrolio disperso quotidianamente sia stata calcolata con criteri sbagliati, e sia quindi molto maggiore, oggi il New York Times racconta di estese aree di petrolio individuate sotto la superficie del mare nelle ultime ore. Una di queste arriva a superare le 10 miglia di lunghezza e 3 di larghezza, in alcuni punti di uno spessore di quasi cento metri. Come scrive il National Geographic, attraverso le immagini satellitari il governo ha calcolato che la perdita sarebbe di 5.000 barili al giorno; gli scienziati hanno invece stimato che potrebbe addirittura andare dai 25.000 agli 80.000.

Questa scoperta confermerebbe quindi che le stime delle istituzioni federali e della BP sarebbero sbagliate per difetto. Samantha Joyce, ricercatrice dell’Università della Georgia, dice: “C’è una quantità pazzesca di petrolio in profondità, assai superiore a quella che si vede in superficie”. Gran parte della vita marina, è la preoccupazione degli scienziati, potrebbe essere annientata dalla scomparsa di ossigeno nelle aree investite dal petrolio: il calo di ossigeno raggiunge già il 30% in alcune zone sottomarine. Malgrado le insistenze degli scienziati, la BP si oppone a stanziare maggiore impegno nell’analisi delle dimensioni delle perdite sottomarine: “Non possiamo disperdere gli sforzi, e al momento sapere quanto ne è uscito è irrilevante rispetto alla ricerca di una soluzione”.

Alcuni scienziati ipotizzano che le sostanze chimiche usate dalla BP per disperdere il petrolio, già al centro di polemiche, potrebbero aver peggiorato la situazione, rompendo il petrolio in piccole gocce che avrebbero più difficoltà ad arrivare in superficie. La BP ha risposto alle accuse affermando che le sostanze, approvate dalla Protezione Ambientale, starebbero in realtà funzionando, disperdendo il petrolio come voluto.

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