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  • Giovedì 15 novembre 2018

Le ultime rivelazioni di Football Leaks

Il Chelsea potrebbe incorrere in sanzioni per aver ingaggiato irregolarmente minorenni stranieri, mentre un suo giocatore ne esce bene

Lo Stamford Bridge di Londra prima di una partita in casa del Chelsea (Cal Sport Media via AP Images)
Lo Stamford Bridge di Londra prima di una partita in casa del Chelsea (Cal Sport Media via AP Images)

Sta proseguendo la pubblicazione dei contenuti più rilevanti dei circa diciotto milioni di documenti riservati consegnati un anno fa da una fonte anonima al settimanale tedesco Der Spiegel, il quale li ha poi condivisi con un consorzio di testate giornalistiche europee. Considerata la mole dei documenti da visionare e le risorse che quel lavoro richiede, le rivelazioni più significative vengono riunite e pubblicate a distanza di mesi. Da quando i giornali europei hanno iniziato a lavorarci, sono emerse le accuse di stupro a Cristiano Ronaldo, le evasioni fiscali compiute da alcune persone importanti del mondo del calcio e, pochi giorni fa, i piani per la creazione di una “superlega” riservata alle migliori squadre di club del continente e le ripetute violazioni del sistema di vigilanza finanziario della UEFA da parte di Manchester City e Paris Saint-Germain, che ora potrebbero incorrere in nuove sanzioni.

Attorno alle rivelazioni più significative ce ne sono migliaia più piccole e meno risonanti, che però possono fornire un quadro generale di come viene gestito il calcio professionistico europeo, e in alcuni casi anche dare inizio a nuove indagini. Nelle ultime ore, per esempio, alcuni giornali hanno scritto che il Chelsea sarebbe sotto inchiesta – sia da parte della FIFA che da parte della Premier League – per alcune violazioni nell’ingaggio di una decina di giocatori minorenni, una pratica che in passato ha causato problemi anche a grandi club come Barcellona e Atletico Madrid.

Nel 2012 il Chelsea avrebbe violato le regole della Premier League sui trasferimenti acquistando il 15enne danese Andreas Christensen dalla squadra danese del Brondby. Nello stesso periodo, il padre del giocatore era presente nell’elenco degli osservatori stipendiati dal club inglese. Non solo: Christensen aveva un mandato per i campionati europei e risultava essere il più pagato fra gli osservatori del Chelsea, nonostante non avesse alcuna esperienza come osservatore. Christensen ha negato di essere stato un dipendente del Chelsea in quel periodo e sostiene invece di non aver mai lasciato il suo ruolo di preparatore dei portieri nel club danese dove giocava il figlio, che poi si trasferì a Londra, dove da tre stagioni fa parte della prima squadra. Il trasferimento di Christensen avrebbe quindi violato il regolamento della Premier League che vieta ai club di offrire, direttamente o indirettamente, benefit e pagamenti in aggiunta al regolare contratto per minori.

Andreas Christensen in una partita di Europa League con il Chelsea (AP Photo/Alastair Grant)

Ma l’operazione che potrebbe costare al Chelsea un blocco del mercato di almeno un anno è quella che nel 2013 portò nelle giovanili della squadra l’attaccante burkinabé Bertrand Traore. Le date del suo ingaggio sarebbero state modificate per rientrare nei parametri imposti dalla lega e nascondere che fosse avvenuto da minorenne. Alla madre sarebbero stati inoltre corrisposti due pagamenti del valore complessivo di circa 200.000 sterline per favorire lo spostamento della famiglia in Inghilterra. Le regole della FIFA proibiscono l’ingaggio di giocatori minorenni a meno che i loro genitori svolgano un’attività lavorativa nel paese del club acquirente, o a meno che la sede del club sia entro cinquanta chilometri dal confine della nazione di residenza del giocatore, in questo caso la Francia.

L’altra rivelazione che riguarda il trasferimento di un giocatore minorenne è sul Paris Saint-Germain, che nel 2015 ingaggiò il centrocampista marocchino Kays Ruiz, di dodici anni. Per convincere la sua famiglia a trasferirsi a Parigi da Lione, città doveva risiedeva, il club offrì un posto di lavoro fittizio al padre e un bonus da 400.000 euro. Precedentemente Ruiz era stato comprato con metodi simili dal Barcellona, ma per le irregolarità nelle sue modalità d’ingaggio fu sospeso per un anno dalle giovanili. Al termine della squalifica il giocatore tornò con la sua famiglia a Lione, ma il padre risultava ancora dipendente del Barcellona, e allora il PSG dichiarò alla FIFA che l’ingaggio del padre doveva essere ritenuto una sorta di ricongiungimento familiare. In questo caso non sono state riscontrare irregolarità, ma un sostanziale raggiro delle norme FIFA.

I contenuti dei documenti sembra stiano inoltre aggravando lo scandalo nel calcio professionistico belga legato principalmente al riciclaggio di denaro. Da settimane una decina di club sono sotto indagine per operazioni di mercato avvenute tra il Belgio e l’Est Europa. A questi si è aggiunto anche il Royal Excel Mouscron, con le autorità che stanno indagando sulle indiscrezioni secondo le quali il club sarebbe in realtà sotto il controllo del procuratore israeliano Pini Zahavi. Zahavi sarebbe anche il vero proprietario dell’Apollon Limassol, squadra cipriota che quest’anno è capitata nello stesso girone di Europa League della Lazio. Zahavi userebbe il Mouscron e l’Apollon come club d’appoggio per operazioni di mercato pilotate sfruttando le tassazioni agevolate in vigore nei due paesi, con cui aggirerebbe il fisco in altri paesi europei: i due club risulterebbero quindi formalmente proprietari dei diritti economici dei calciatori, ma poi li girerebbero in prestito o in via definitiva senza averli mai utilizzati.

Dai documenti riservati comunque c’è che anche chi ne esce bene, come il centrocampista francese N’Golo Kanté. Secondo il giornale online francese Mediapart, dopo averlo acquistato nel 2016 dal Leicester City, il Chelsea gli avrebbe proposto di ricevere il 20 per cento del suo stipendio da cinque milioni di euro netti a stagione tramite una società con sede nell’isola di Jersey (una parte del Regno Unito con regolamentazioni autonome). L’agente di Kanté, dopo aver ricevuto il consenso da parte del giocatore, avviò le procedure per l’apertura di una società offshore per gestire i suoi diritti d’immagine con lo scopo di pagare meno tasse. Ma poi le procedure vennero interrotte e Kanté aprì una nuova società nel Regno Unito, tuttora sottoposta alla tassazione in vigore nel paese.