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  • Giovedì 4 giugno 2015

«Signor Blatter, ha mai preso una tangente?»

Lo chiese il giornalista freelance Andrew Jennings a Sepp Blatter durante una conferenza stampa nel 2002: iniziò così l'indagine sulla corruzione della FIFA

Sepp Blatter, nel 2014 (SEBASTIEN BOZON/AFP/Getty Images)
Sepp Blatter, nel 2014 (SEBASTIEN BOZON/AFP/Getty Images)

Andrew Jennings è un giornalista scozzese di 71 anni diventato noto per via delle inchieste sulla corruzione della FIFA: Jennings è stato il primo a indagare a fondo sulla FIFA di Sepp Blatter e dalla sua inchiesta sono poi partite le indagini delle autorità statunitensi. Riguardo alla storia di Jennings in questi ultimi giorni è stato molto citato un episodio risalente al 2002: Sepp Blatter era appena stato rieletto presidente della FIFA e stava tenendo una conferenza stampa a Zurigo, in Svizzera. Al termine dell’incontro con i giornalisti, Jennings ha domandato a Blatter: «Signor Blatter, ha mai preso una tangente?». Blatter ha negato, ovviamente.

Sei settimane dopo – ha spiegato Jennings pochi giorni fa al Washington Post – un dirigente della FIFA lo ha contattato e gli ha fatto avere diversi documenti riguardanti casi di tangenti ricevute dai dirigenti FIFA. Jennings ha iniziato così un lento ma preciso lavoro investigativo che gli ha permesso di capire e ricostruire i meccanismi della corruzione all’interno della FIFA. Partendo da una domanda e dalla collaborazione di un whistleblower (una fonte anonima), Jennings è riuscito a mettere le basi per l’indagine statunitense che il 27 maggio ha portato all’arresto a Zurigo di sette dirigenti della FIFA, e all’annuncio, alcuni giorni dopo, delle dimissioni di Blatter. L’European Journalism Observatory ha scritto:

Quella di Jennings è la storia emblematica di un giornalista che sfidando la segretezza di un’organizzazione riservatissima e potente e il silenzio spesso accomodante della stampa di settore, è riuscito ad essere il meccanismo di cambiamento che il giornalismo investigativo punta a essere per definizione. Una storia, quella di Jennings, che ricorda anche quanto il whistleblowing sia uno strumento irrinunciabile per favorire la trasparenza e il cambiamento laddove questa non è nemmeno concepita, come nel caso della Fifa e delle decisioni prese dai suoi vertici.

Andrew Jennings ha raccontato al Washington Post che nel 2009 ha consegnato alcuni documenti con importanti informazioni sulla corruzione della FIFA all’FBI. Già nel 2006 Jennings aveva pubblicato un libro – Foul!: The Secret World of Fifa: Bribes, Vote Rigging and Ticket Scandals – che raccontava quello che era riuscito a scoprire sulla FIFA. Sempre nel 2006 BBC aveva trasmesso The Beautiful Bung: Corruption and the World Cup un reportage sulla FIFA, proprio nell’anno i cui si sono giocati i Mondiali di calcio in Germania, quelli vinti dall’Italia. 

Il Washington Post ha definito Jennings “un vecchio e burbero reporter che ha rivelato lo scandalo FIFA che ha fatto cadere Blatter” e ha spiegato come “mentre gli altri giornalisti erano impegnati a guardare la palla – parlando di risultati e giocatori – Jennings è stato capace di scavare alla base dello sporco su cui si reggeva la FIFA”. Jennings ha raccontato che la maggior parte dei giornalisti sportivi non si occupano di cose di questo tipo per due motivi: per paura di rovinare il loro rapporto con atleti e dirigenti sportivi e per pigrizia. Per fare un’inchiesta come quella sulla corruzione della FIFA servono tempo e impegno. In realtà Jennings non è un giornalista sportivo, ma un freelance: negli anni si è occupato anche di mafia e traffici internazionali di droga. Jennings ha spiegato a Michael E. Miller – che l’ha intervistato per il Washington Post – la sua idea di giornalismo investigativo:

Sono un segugio coi documenti. Se avessi i tuoi documenti, potrei sapere tutto di te. Il giornalismo è una cosa semplice. Devi solo trovare persone disonorevoli, spregevoli e corrotte, e lavorare su di loro. Lo devi fare. È quello che deve fare un giornalista. Gli altri media sono decisamente troppo gentili. È sbagliato. Tua madre ti ha detto cos’è sbagliato. Lo sai che cosa è sbagliato. Il nostro lavoro è investigare, trovare prove.

Gli arresti del 27 maggio e le successive informazioni sull’indagine FIFA sono arrivati 13 anni dopo la domanda di Jennings, e grazie alla sua caparbia ossessione, come l’ha definita il Guardian. Quando i dirigenti della FIFA sono stati arrestati a Zurigo, Jennings ha provato la soddisfazione di vedere i risultati del suo lavoro: ha spiegato che da anni non era più ammesso alle conferenze FIFA, ma che ora non aspetta altro che assistere al processo dei dirigenti arrestati. La sua speranza, ha detto, è di riuscire permettersi il biglietto aereo per New York – dove si terrà il processo sulla FIFA – e una volta lì di poter parlare a quei dirigenti, dicendogli: «Hi guys! It’s been a long run, hasn’t it?» («Ehi, non ci si vede da un po’, vero?»).