La telefonata di Cicchitto a Monti

L'aneddoto politico del giorno è quello sul presidente del Consiglio che si è perso il discorso (e gli elogi) di Obama per via di una telefonata "urgente" dall'Italia

Aggiornamento: questa notizia ha avuto controverse evoluzioni, raccontate qui.

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Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ieri non ha assistito al discorso di Obama durante il summit internazionale di Seul sull’energia nucleare. Obama tra l’altro aveva citato il precedente intervento di Monti come esemplare del giusto approccio da seguire. Monti non c’era perché al telefono con Fabrizio Cicchitto, capogruppo del PdL alla Camera, che doveva parlare “con urgenza” col presidente di giustizia. Lo racconta Fabio Martini, inviato dalla Stampa a seguito di Monti.

La «doppia vita» di Mario Monti – diviso tra allori internazionali e pene domestiche – prende corpo alle tre del pomeriggio al vertice per la sicurezza nucleare, per effetto di una scena originale. Nel gran salone del forum, il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama sta parlando dei pericoli del nucleare davanti ai rappresentanti di cinquantatré Stati e ad un certo punto indica, come esemplare, l’intervento pronunciato in precedenza da Mario Monti, che su questi temi aveva caldeggiato la politica dei «piccoli passi concreti».

Obama elogia Monti – e soltanto lui tra i capi di governo presenti – ma Monti non c’è. La sua poltrona è vuota. Dove sarà mai? In realtà è poco distante, si è trattenuto fuori dal salone del Forum perché sta parlando al cellulare, rispondendo ad una telefonata di Fabrizio Cicchitto, il capogruppo del Pdl alla Camera che aveva detto di avere «urgenza» di parlare col presidente del Consiglio per dirimere le ultime grane sul ddl corruzione. Quando Monti rientra nel salone, Obama ha finito il suo intervento e il premier apprenderà del complimento ricevuto dal Presidente degli Stati Uniti soltanto più tardi, quando oramai non c’è più tempo per un ringraziamento, espresso con una stretta di mano o almeno con un sorriso da lontano.

Una piccola beffa che però racconta bene il «nuovo» Monti: un professore-premier oramai apprezzato dai leader di tutto il mondo (e così è stato anche al vertice di Seul), ma che non esita a «sporcarsi le mani», accettando di rispondere ad una telefonata di un capogruppo della sua maggioranza e a farlo pochi attimi prima che Barack Obama inizi il suo intervento.

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foto: LaPresse