Il rilancio del SETI

Il progetto scientifico americano per la ricerca di forme di vita dell'universo, sospeso per mancanza di fondi, ha trovato nuove risorse (grazie a Internet)

(AP/Ben Margot, File)
(AP/Ben Margot, File)

Il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence, Ricerca di Intelligenza Extraterrestre) è un programma scientifico statunitense ideato negli anni Sessanta dall’astronomo Frank Drake e dedicato alla ricerca di vite extraterrestri nell’universo. Si tratta di un’organizzazione no-profit nata ufficialmente nel 1974 e che ha sede a Mountain View, in California. Il suo laboratorio ad Hat Creek, come scrive il New York Times, è stato attivo fino ai primi mesi del 2011, quando il programma ATA (Allen Telescope Array) per ascoltare voci e rumori di vite extraterrestri, realizzato in collaborazione con il Laboratorio radioastronomico dell’Università di Berkeley, è stato interrotto per mancanza di fondi.

Il SETI ha ricevuto fondi pubblici dagli Stati Uniti per studiare le possibili voci degli extraterrestri fino al 1993, quando il Congresso ha tagliato il progetto di ricerca di vite aliene su mille stelle vicine. Da allora il SETI ha dovuto procurarsi autonomamente il denaro per proseguire i suoi studi. Dopo lo stop avvenuto all’inizio del 2011, lo scorso dicembre, il laboratorio del SETI a Hat Creek è tornato a funzionare grazie a vari finanziamenti ricevuti da privati, tra cui 220mila dollari raccolti grazie a una specifica campagna sul web. Ora, tra l’altro, sembra molto vicino un accordo con l’aeronautica militare statunitense, che dovrebbe contribuire alle spese del centro: ammontano a circa 1,5 milioni all’anno, a cui si deve aggiungere un altro milione in retribuzioni agli scienziati. In cambio l’aeronautica utilizzerebbe i telescopi del SETI per tracciare il movimento dei satelliti e dei detriti spaziali.

(“Tempi duri per il SETI”, di Amedeo Balbi)

Finora, per il progetto ATA, sono stati rimessi in funzione solo 42 telescopi radio dal diametro di circa 6 metri, più piccoli di quelli auspicati dalla NASA nel 1971, detti “Ciclopi”, e accantonati per il loro costo complessivo molto alto (10 miliardi di dollari). Teoricamente, tuttavia, i telescopi dovrebbero essere molti di più (circa 350) per completare così la schiera Allen Array, chiamata così perché Paul G. Allen, il cofondatore di Microsoft, anni fa ha finanziato il progetto partito nel 2007 con 25 milioni di dollari. Servirebbero altri 55 milioni per completare la Allen Array, ma per ora questo obiettivo sembra molto lontano.

I telescopi di Hat Creek servono per effettuare osservazioni radio dello spazio profondo e per ascoltare eventuali voci di civilizzazioni aliene la cui esistenza al SETI è data per scontata, seppur non ci siano prove. L’ATA è concepito per supportare un grosso numero di osservazioni simultanee attraverso una tecnica nota come multibeaming, che permette di coniugare i risultati forniti dai vari telescopi grazie al DSP (digital signal processing), ossia l’elaborazione numerica dei segnali.

foto: AP/Ben Margot, File