Il discorso di Napolitano sulla Giustizia

Il testo integrale di quanto ha detto il Capo dello Stato ai magistrati in tirocinio, consigliando di evitare protagonismi e andarci piano con le intercettazioni

Oggi il Presidente della Repubblica ha rivolto un discorso di benvenuto ai magistrati in tirocinio, i cui interessanti contenuti sono stati molto ripresi dalla stampa. Di seguito il testo integrale.

Signor Ministro della Giustizia,
Signor Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura,
Signor Primo Presidente della Corte di Cassazione,
Signor Procuratore Generale della Corte di Cassazione,
Signori Componenti del Consiglio Superiore della Magistratura,
Cari magistrati in tirocinio,

a tutti voi e a tutti i collaboratori del Consiglio Superiore per il tirocinio e la formazione professionale, il mio più cordiale saluto.
Ringrazio il Vice Presidente on. Vietti per l’intervento di apertura nel quale ha richiamato il ruolo fondamentale che il Consiglio Superiore sta svolgendo per assicurare ai magistrati in tirocinio un valido percorso formativo.

Al Vice Presidente Vietti desidero poi rivolgere un vivo ringraziamento per l’impegno e l’equilibrio con cui ha guidato il Consiglio nel suo primo anno di attività. Con lui mantengo continui contatti che mi consentono di essere costantemente informato e posto in grado di formulare osservazioni e suggerimenti.

Le essenziali e delicate funzioni attribuite al Consiglio Superiore richiedono che non si ponga indugio nella sostituzione del consigliere laico la cui decadenza è stata da tempo dichiarata. Ai Presidenti delle Camere chiederò di adoperarsi, sollecitando i gruppi parlamentari a una concreta assunzione di responsabilità.
A voi, giovani magistrati ormai prossimi all’assunzione delle funzioni, il più caloroso benvenuto.
Come ha detto poco fa il Vice Presidente Vietti, la riunione augurale con i magistrati ordinari in tirocinio è ormai divenuta tradizione e costituisce appuntamento particolarmente importante e di alto valore simbolico.

Per me, che nella veste di Presidente della Repubblica e di Presidente del Consiglio Superiore sono garante dei principi costituzionali dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, è infatti motivo di compiacimento e conforto incontrare giovani magistrati che si accingono a compiti di grande rilievo con quell’entusiasmo e, assieme, con quella responsabile consapevolezza che trapelano oggi dai vostri volti, come già ebbi modo di constatare negli incontri precedenti con i vostri colleghi, nel maggio del 2008 e nell’aprile dello scorso anno.

Peraltro, debbo purtroppo tornare oggi a denunciare il funzionamento gravemente insufficiente del “sistema giustizia” e la crisi di fiducia che esso determina nel cittadino destinato, come titolare di bisogni e di diritti, a farvi ricorso.
Nelle sedi più autorevoli è stato segnalato il danno che da ciò discende anche per lo sviluppo del Paese sotto molteplici aspetti.
Occorre, da parte di tutti, uno sforzo ulteriore per una migliore organizzazione dei servizi, un’adeguata, coerente e sistematica semplificazione dei procedimenti, un’ampia diffusione di quelle tecnologie informatiche alle quali Governo e Consiglio Superiore stanno peraltro dando encomiabile impulso anche acquisendo concretamente contributi dall’esterno del mondo della giustizia. Auspico che su questi temi permanga vigile l’attenzione del legislatore che ha dedicato a essi alcune previsioni del recente provvedimento sulla stabilizzazione finanziaria.

In effetti, in una fase di seria difficoltà sia per il consolidamento degli equilibri della finanza pubblica sia per il conseguimento, parimenti indispensabile, di un più elevato ritmo di crescita economica in tutto il paese, occorre riconoscere e affrontare senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze, le strozzature che dal lato del sistema giustizia maggiormente pesano sullo sviluppo complessivo del paese. I tempi e le pesantezze del funzionamento della giustizia sono parte della generale difficoltà del risanamento dei conti pubblici, dell’abbattimento dell’ormai insostenibile stock di debito pubblico, e fanno ostacolo a un’intensificazione dell’attività d’impresa e degli investimenti, in particolar modo di quelli esteri.

Gli stessi obbiettivi di fondo – in chiave di evoluzione civile e di rafforzamento della democrazia – cui voi vi siete ispirati nello scegliere la strada del servizio in magistratura : lotta a tutte le forme di criminalità, e in special modo alla criminalità organizzata, sicurezza delle istituzioni e dei cittadini, garanzia del rispetto dei doveri e del godimento dei diritti egualmente sanciti in Costituzione, si incrociano con le pressanti esigenze del rilancio della crescita produttiva e occupazionale, su basi più stabili ed equilibrate. Siete e sarete dunque, col vostro impegno nei ranghi della Magistratura, portatori di una funzione di fondamentale interesse nazionale : anche intervenendo su ogni, singolo concreto caso in cui si manifestino sindromi di violenza, forme vecchie e nuove di corruzione, abusi di potere e attività truffaldine, che oggi dominano la cronaca quotidiana e fortemente impressionano i cittadini onesti.
E’ questo l’autentico senso della missione che deve animarvi, con il decisivo supporto della cultura giuridica, della passione per il diritto, della preparazione e della cultura professionale.

Le ragioni della crisi di fiducia nel “sistema – giustizia” possono rinvenirsi certamente in gravi inadeguatezze normative e strutturali, fin troppo analizzate e rispetto alle quali hanno tardato e tardano risposte di riforma, da concepire peraltro con organicità, con equilibrio e con volontà di ampia condivisione. Concorre però alla crisi di fiducia in atto anche un offuscamento dell’immagine della magistratura, sul quale non mi stanco di sollecitare una seria riflessione critica.

Fin dal 2007 – come avrete modo di leggere negli interventi raccolti nella pubblicazione che vi è stata consegnata – ho invitato i magistrati a ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza, a non cedere a fuorvianti “esposizioni mediatiche”, a non sentirsi investiti di “improprie ed esorbitanti missioni”, a non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici che possono mettere in discussione la imparzialità dei singoli, dell’ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale.
L’affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare – in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni – l’imparzialità e l’immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia.
Vanno perciò evitate condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura.
Ciò accade ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà.
Ho perciò apprezzato gli orientamenti che il Consiglio Superiore e la sua Sezione disciplinare hanno recentemente espresso in proposito ribadendo poi, per la parte relativa all’esercizio di uffici politici, anche la necessità di un urgente intervento legislativo.

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