Nicole Minetti e lo “Spirito santo”

La ricostruzione più completa e precisa è quella di Ferrarella e Guastella sul Corriere della Sera

Poco prima della mezzanotte del 27 maggio 2010, mentre la 17enne marocchina ospite delle feste di Arcore era in Questura a Milano per essere identificata dopo una denuncia per furto, «Berlusconi mi disse: “Vai tu in Questura perché sei una persona per bene, sei incensurata, ti presenti bene”». Niente Mubarak. L’interrogatorio di Nicole Minetti non solo non contiene alcun riferimento alla tesi del premier di essersi attivato perché (erroneamente) informato che Ruby fosse parente del presidente egiziano, ma suona logicamente poco conciliabile con la versione sulla quale voterà domani la Camera.

La prostituta alla politica: «Avviso io lo Spirito santo»
Già l’inizio somiglia, più che al delinearsi di superiori ragioni di Stato, all’esordio di una pochade. Minetti è a cena con il suo fidanzato quando viene chiamata da una persona che afferma di «conoscere solo per vista », e cioè la brasiliana Michelle, che gli atti d’indagine indicano come una prostituta: «Probabilmente, siccome sapeva che io avevo conosciuto Ruby proprio a casa del presidente, pensò di chiamare me». Michelle spiega alla Minetti di aver già provato ad avvisare il premier che Ruby è in Questura dopo che la sua coinquilina l’ha denunciata per furto, ma lo fa in codice: «Michelle mi disse di aver telefonato lei stessa al presidente, anche se per evitare di fare nome e cognome usò una terminologia tipo “Spirito santo”».

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