domenica 24 Settembre 2023

La fine dello sport al New York Times

All’inizio della scorsa settimana la sezione sportiva del New York Times è stata infine dismessa, come era stato annunciato già da tempo. Il piano del giornale è quello di delegare questo lavoro all’ Athletic, il sito sportivo che il New York Times aveva acquistato all’inizio del 2022 per 550 milioni di dollari. La chiusura della sezione sportiva dovrebbe riguardare circa 35 persone, molti giornalisti saranno ricollocati in altri dipartimenti del giornale mentre alcuni lavoreranno per l’ Athletic: non sono previsti licenziamenti.

Però la chiusura della sezione sportiva del New York Times è avvenuta tra molte critiche da parte del sindacato dei giornalisti e dei dipendenti, come ha scritto il giornalista che si occupa di sport e media Ben Strauss sul Washington Post. Le accuse maggiori sono arrivate da NewsGuild, un importante sindacato dei giornalisti negli Stati Uniti, che ha presentato un reclamo e ha protestato perché la direzione del giornale ha sostituito lavoro sindacalizzato (diversi giornalisti della sezione sportiva facevano parte del sindacato) con lavoro non sindacalizzato: la redazione dell’ Athletic, composta da circa 400 giornalisti e redattori, non è sindacalizzata. Il New York Times ha dichiarato di stare stipulando un contratto con l’ Athletic, questo perché il sito sportivo non fa parte della redazione del quotidiano; così gli accordi verranno presi nello stesso modo con cui vengono presi con un servizio giornalistico  esterno come l’agenzia Associated Press . I dipendenti del New York Times hanno anche posto domande alla direzione del giornale per quanto riguarda gli standard editoriali e i modelli di business del sito sportivo: l’ Athletic è uno dei siti di sport in lingua inglese più apprezzati a livello internazionale ma al momento è ancora in perdita.

Malgrado la nuova natura della produzione sportiva conserverà quindi dei contenuti giornalistici sul New York Times, la fine delle pagine dello sport è stata anche commentata e criticata come la fine di una grande tradizione.

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