domenica 26 Novembre 2023

Il Washington Post riflette sulle foto, ancora

Sono continuate – ne parlavamo su Charlie la scorsa settimana – le discussioni attorno alla pubblicazione di immagini “impressionanti” da parte del Washington Post: il giornale americano sta dedicando una serie di articoli che raccontano le conseguenze dell’uso dei fucili AR-15 negli Stati Uniti. Per farlo ha usato anche delle immagini che mostrano le conseguenze di undici recenti sparatorie.

Il Washington Post è tornato questa settimana sulla pubblicazione delle foto descrivendo la reazione dei lettori. Fred Guttenberg, il padre di una quattordicenne uccisa da un attentatore in una scuola a Parkland in Florida, ha definito le foto «inutili» e «traumatiche per coloro che sono rimasti coinvolti nella violenza delle armi da fuoco». Brett Cross, zio e tutore legale di un bambino di 10 anni ucciso l’anno scorso da un attentatore alla scuola di Uvalde, in Texas, ha scritto sui social media che le immagini erano «inquietanti e veramente scioccanti» ma «spero che siano un pugno allo stomaco» che impedisca all’opinione pubblica di «chiudere un occhio sulla realtà».

Jelani Cobb, giornalista e preside della scuola di giornalismo Columbia, ha detto: «l’intenzione è che ci sia una certa dose di shock che possa scuotere le persone e far loro cambiare idea» ma «vedere quelle immagini non ci dice molto di più rispetto a quello che già sappiamo». In occasione del 20° anniversario della strage alla scuola Columbine, gli attuali studenti hanno iniziato una campagna per invitare le persone a condividere le immagini delle persone uccise da armi da fuoco: in questo caso l’intento è suscitare una reazione emotiva che, secondo loro, potrebbe portare a un cambiamento legislativo sulla regolamentazione delle armi. Jessica Fishman, direttrice di un centro che si occupa del comportamento delle persone all’Università della Pennsylvania, ha detto che le sue ricerche non evidenziano che foto impressionanti possano far cambiare idea sulla politica delle armi in America. Però ha detto anche che dalle sue ricerche non risulta che queste foto siano troppo emotivamente pericolose per il pubblico o che generino indifferenza verso le tragedie.

Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.