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  • Giovedì 28 marzo 2024

Quella famosa frase di Cantona sui gabbiani e le sardine non voleva dire niente

Il calciatore francese ha rivelato che le enigmatiche parole pronunciate dopo il celebre calcio a un tifoso nel 1995 furono una specie di rivalsa contro i giornalisti

Quando, parlando ai giornalisti per la prima volta dopo aver tirato un violentissimo calcio a un tifoso avversario, il calciatore francese Eric Cantona pronunciò la frase «quando i gabbiani seguono un peschereccio, è perché pensano che le sardine verranno gettate in mare», nessuno capì cosa intendesse dire. Erano passati più di due mesi da quando, il 25 gennaio 1995, l’attaccante del Manchester United era finito al centro di uno dei più famosi scandali della storia del calcio inglese. L’aggressione, avvenuta durante una partita di campionato contro il Crystal Palace, era stata mostrata in continuazione dalle tv inglesi nei giorni successivi, e aveva definitivamente confermato la fama di Cantona di giocatore irascibile e imprevedibile.

Quasi trent’anni dopo, Cantona ha detto che quella frase così enigmatica, che fu discussa e citata per anni, in realtà non voleva dire niente. «Volevano che parlassi, e io parlai. Mi venne fuori quella cosa, e me ne andai. La stampa provò a trovare un senso e a renderla tutta filosofica. (…) Volevano trovare un significato e mi chiesero tutti di spiegare, e io non dissi niente», ha raccontato al programma televisivo francese C dans l’air, dove era intervenuto per cantare una canzone da un disco che ha appena pubblicato (perché Cantona negli anni si è dedicato a un sacco di attività diverse).

La spiegazione è particolarmente coerente con il suo personaggio, leggendario nella storia recente del calcio europeo sia per la creatività sul campo sia per le frequenti occasioni in cui si è distinto per comportamenti istrionici, sbruffoni, aggressivi, indisciplinati, sorprendenti, buffi, misteriosi. Tra le moltissime cose, Cantona provò a candidarsi alle elezioni presidenziali francesi e fu attore in moltissime occasioni, compresa una celebre serie di spot della Nike e un film di Ken Loach in cui interpretava una versione di sé stesso che aiuta un postino in crisi di mezza età a riprendere il mano la propria vita.

Quando tirò il calcio al tifoso del Crystal Palace aveva 28 anni ed era alla terza stagione con il Manchester United, squadra inglese di cui diventò uno dei più grandi simboli (con una concorrenza spietata) e con la quale poi vinse quattro campionati in cinque anni. Nel primo tempo della partita un difensore avversario non gli diede tregua, limitandolo con grande efficacia e una buona dose di falli non fischiati. A tre minuti dall’inizio del secondo tempo, dopo un rinvio del portiere del Manchester United, Cantona si liberò dalla marcatura del difensore tirandogli un calcio e fu espulso.

Mentre usciva pigramente dal campo, il 20enne Matthew Simmons che stava assistendo alla partita gli urlò qualcosa, probabilmente: «tornatene affanculo in Francia, bastardo di un francese». Cantona gli tirò un calcio quasi da arti marziali, poi si rialzò goffamente e gli diede un pugno. Non si capì bene quanto colpì Simmons, ma era comunque stato evidentemente uno dei gesti più violenti e gratuiti mai visti su un campo da calcio europeo.

– Leggi anche: La storia del calcio di Cantona a un tifoso

Cantona fu immediatamente sospeso dal Manchester United e multato con 20mila sterline. La Federazione inglese prolungò la sospensione dai campi fino ad ottobre e aggiunse altre diecimila sterline di multa (sarebbero circa 56mila euro di oggi). Per quanto riguarda la giustizia civile, Cantona vinse un appello per ridurre la pena da due settimane di detenzione a 120 ore di servizi socialmente utili.

Fu dopo l’udienza in cui fu emessa la sentenza, il 31 marzo 1995, che Cantona acconsentì di parlare per la prima volta ai giornalisti. Parlò con fare serio, interrompendosi perfino a metà per bere un sorso d’acqua, e pronunciò soltanto la frase sui gabbiani e le sardine, con faccia impassibile. «Grazie a tutti», concluse alzandosi, tra le risate un po’ incredule dei presenti. Quelle poche parole sarebbero entrate nella storia del calcio.

Al programma televisivo francese, Cantona ha spiegato che fu la sua vendetta nei confronti della stampa, che lo aveva ribattezzato «il matto» e che aveva definito quella in cui aveva tirato il calcio al tifoso «la sera che il calcio è morto di vergogna». Più avanti, Cantona avrebbe detto di avere un solo rimpianto riguardo a quel giorno, cioè di non avere colpito Simmons più forte.