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  • Sabato 20 maggio 2017

Il primo viaggio all’estero del presidente Trump

È arrivato questa mattina in Arabia Saudita e ci resterà fino a domani, in mezzo ai guai dei giorni scorsi e a quelli che continuano a venir fuori

(AP Photo/Evan Vucci)
(AP Photo/Evan Vucci)

Nella mattina di oggi, sabato 20 maggio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è atterrato a Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita. Trump ci resterà per due giorni, nella prima tappa del suo primo viaggio all’estero da presidente: ha incontrato tra gli altri il re saudita Salman bin Abdulazi, e ha firmato un accordo da 110 miliardi di dollari per la vendita di armi di vario tipo dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita. Trump ha anche ricevuto una medaglia d’oro che rappresenta la più alta onorificenza civile saudita. Sempre il New York Times ha scrittocitando come fonte un assistente di Trump, che domani Trump dovrebbe tenere un discorso per chiedere a tutti i paesi arabi di unirsi contro l’estremismo e il terrorismo, e per provare a dare un’immagine diversa di sé nei confronti dei musulmani.

Trump resterà in Arabia Saudita fino a domani, domenica 21 maggio. Poi andrà per due giorni in Israele – a Tel Aviv, Gerusalemme e Betlemme. In seguito sarà a Roma e in Vaticano – il 24 maggio, per incontrare papa Francesco e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – e a Bruxelles, in Belgio, dove il 25 maggio incontrerà tra gli altri il nuovo presidente francese Emmanuel Macron. Il 26 e il 27 maggio sarà invece in Sicilia: per partecipare al G7 di Taormina e per visitare i militari statunitensi nella base militare di Sigonella, quella della famosa crisi di Sigonella, iniziata con il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro.

Non è un gran momento, per Trump, per via della storia dell’indagine dell’FBI sui rapporti tra l’ex consigliere nazionale per la sicurezza Michael Flynn e la Russia. Venerdì il New York Times ha scritto che un funzionario non meglio identificato ha letto al giornale un documento con i dettagli su un incontro avvenuto nello Studio Ovale lo scorso 10 maggio, il giorno dopo che il presidente degli Stati Uniti aveva licenziato il direttore dell’FBI James Comey, tra Trump, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergei Kislak. Nel documento si dice che Trump avrebbe detto che il licenziamento di Comey lo avrebbe liberato di «una grande pressione», e che avrebbe definito l’ex direttore dell’FBI «un matto». Il documento sembrerebbe rinforzare la tesi secondo la quale Trump avrebbe licenziato Comey per via dell’inchiesta in corso su Flynn e per quella, separata, sui rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia. Soltanto giovedì Trump aveva negato pubblicamente di aver chiesto a Comey di lasciare stare l’inchiesta su Flynn, come invece sosteneva un’accusa formulata dai media americani a partire da un memo di Comey. Nello stesso incontro, peraltro, Trump aveva rivelato dei segreti di intelligence ai russi, in quello che è stato considerato l’errore più grave della sua presidenza, fin qui.

Sempre venerdì il Washington Post ha scritto che che alcune sue fonti hanno riferito che nell’indagine sui rapporti tra il comitato elettorale di Trump e la Russia è stata identificata una «importante persona di interesse» in un attuale funzionario della Casa Bianca. Il Washington Post non fa ipotesi sull’identità del funzionario: sabato i principali giornali italiani hanno scritto che si tratterebbe di Jared Kushner, marito della figlia di Trump Ivanka e tra i più importanti consiglieri del presidente. La fonte citata è l’Independent, giornale inglese la cui affidabilità negli ultimi anni è molto diminuita, e che a sua volta cita Yashar Ali, un giornalista del New York Magazine che dice di aver avuto conferma della notizia da quattro diverse fonti. Almeno per ora, comunque, questa ipotesi appare fragile, visto che i principali media americani, che stanno riportando in questi giorni molte informazioni riservate e indiscrezioni affidabili sulle vicende di Trump, non parlano in nessun modo del coinvolgimento di Kushner.