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  • Domenica 17 luglio 2016

80 anni fa iniziò la guerra civile spagnola

Durò fino al 1939, riguardò tutta l'Europa e precedette i 35 anni di dittatura di Francisco Franco

Un soldato delle truppe nazionaliste e alcuni repubblicani catturati da poco, nel novembre 1936 (Keystone/Getty Images)
Un soldato delle truppe nazionaliste e alcuni repubblicani catturati da poco, nel novembre 1936 (Keystone/Getty Images)

Il 17 luglio 1936, esattamente ottant’anni fa, alcuni militari che erano a Melilla – un città spagnola, anche se nel Nordafrica – diedero inizio al colpo di stato a cui seguirono quasi tre anni di guerra civile spagnola, al termine della quale finì la seconda repubblica spagnola – che esisteva dal 1931 –  e iniziarono i circa 35 anni di dittatura di Francisco Franco. Semplificando molto: da una parte c’erano i nazionalisti di Franco, che avevano fatto iniziare la guerra civile con un colpo di stato militare; dall’altra c’erano i repubblicani guidati dal Fronte Popolare, la coalizione dei partiti di sinistra e estrema sinistra. La guerra civile spagnola finì per diventare una cosa europea, una sorta di prova generale della Seconda guerra mondiale: l’Unione Sovietica aiutò i repubblicani, la Germania nazista e l’Italia fascista aiutarono i nazionalisti. A causa della guerra civile morirono almeno 200mila persone, ma secondo altri calcoli i morti furono più del doppio.

Nel 1936 la Spagna era un paese molto complicato, forse anche più di molti altri paesi d’Europa che in quel periodo stavano attraversando un periodo difficile. Il 13 luglio, pochi giorni prima dell’inizio della guerra civile, i membri di alcune milizie socialiste e paramilitari spagnole uccisero a Madrid José Calvo Sotelo, un giurista e deputato molto rispettato e conosciuto in Spagna. Sotelo aveva 43 anni ed era un esponente della destra spagnola, cattolica e conservatrice. Era stato ministro dell’Industria per cinque anni durante la dittatura militare di Miguel Primo de Rivera – che era durata dal 1923 al 1930 – e dopo le elezioni del 1936 il suo partito monarchico e conservatore era all’opposizione da pochi mesi. Quelle elezioni le aveva nettamente vinte il Fronte Popolare, la coalizione che riuniva i partiti di sinistra. La Spagna di quegli anni era divisa in due blocchi principali: la sinistra – socialisti e repubblicani– da una parte, la destra – quasi sempre monarchica, vicino all’esercito e in certi casi vicina al fascismo – dall’altra. I rapporti di forza cambiavano però piuttosto frequentemente: la monarchia era stata abolita nel 1931, la destra aveva vinto nel 1933 e la sinistra era al governo dal 1936. In Parlamento, Calvo Sotelo aveva detto più volte che se il governo delle sinistre non fosse stato in grado di garantire l’ordine pubblico e di prendere misure per il miglioramento dell’economia, un intervento dell’esercito sarebbe stato inevitabile.

L’assassinio di Calvo Sotelo fece una grandissima impressione sull’opinione pubblica spagnola. Già da mesi alcuni esponenti della destra stavano cospirando per fare un colpo di stato con l’aiuto dell’esercito spagnolo. Il 17 luglio, quattro giorni dopo la morte di Sotelo, alcuni militari di stanza a Melilla iniziarono il colpo di stato che causò la guerra civile spagnola. Il primo atto del colpo di stato fu un pronunciamento, una dichiarazione d’opposizione alla repubblica e al suo presidente Manuel Azaña Díaz. Il pronunciamento fu compilato da un gruppo di generali dell’esercito spagnolo, guidati dal generale José Sanjurjo. In quei giorni Sanjurjo non era però in Spagna, ma in Portogallo. Morì il 20 luglio, in un incidente aereo mentre tornava in Spagna. Sembra che fu un incidente, ma qualcuno allora parlò di un sabotaggio fatto dai repubblicani. Nei piani dei nazionalisti Sanjurjo sarebbe dovuto diventare capo di stato dopo il golpe: alla sua morte il capo dei nazionalisti divenne Emilio Mola, ma nel 1937 morì anche lui. Fu da quel momento che Franco divenne il vero leader dei nazionalisti spagnoli. Dopo i primi mesi di guerra civile i nazionalisti ottennero il controllo dell’estremo sud della Spagna e di un’area piuttosto grande nella sua parte nord-occidentale.

Entro la fine del 1937 i nazionalisti conquistarono la maggior parte della costa nord spagnola. Nel 1938 i nazionalisti – che controllavano ormai più della metà del territorio spagnolo – si avvicinarono a Madrid e a Barcellona. Tra il 16 e il 18 marzo di quell’anno aerei italiani del corpo di spedizione che appoggiava il generale Francisco Franco nella sua guerra contro il governo repubblicano sganciarono bombe su Barcellona. In tutto, 17 missioni vennero compiute sulla città e furono sganciate circa 50 tonnellate di bombe: nessuna era mirata a obbiettivi militari. Grazie anche all’aiuto italiano i nazionalisti conquistarono la Catalogna nei primi mesi del 1939. Il 27 febbraio di quell’anno i governi di Regno Unito e Francia riconobbero la legittimità del regime di Franco, che il 28 Marzo prese il controllo anche di Madrid. La guerra civile finì il primo aprile 1939 con la vittoria dei nazionalisti.

Oltre a essere stata fondamentale per la Spagna e per tutta la storia Europea del Novecento, la guerra civile spagnola è famosa anche per gli artisti e intellettuali che la combatterono o raccontarono. Durante la guerra civile molte persone non spagnole andarono in Spagna, perché attratte dalla propaganda di entrambe le parti o, in certi casi, per convinzioni ideologiche. Lo scrittore britannico George Orwell andò in Spagna nel 1936 e si mise a combattere per il POUM, il Partito Operaio di Unificazione Marxista, insieme a sua moglie. Nel maggio 1937 fu gravemente ferito alla gola e se ne andò dalla Spagna, anche perché nel frattempo il POUM e gli anarchici finirono ai margini – o fuori – dalle più importanti posizioni dei repubblicani, che erano guidati soprattutto dal Fronte Popolare e dal PCE, il partito comunista di Spagna. Tornato a Londra, Orwell scrisse Omaggio alla Catalogna, un diario-reoprtage in cui raccontò la sua esperienza e criticò gli stalinisti del partito comunista spagnolo per aver tradito gli anarchici e i membri del POUM.

Durante gli anni della guerra civile, andò in Spagna anche Hemingway, come giornalista. Ci restò molti mesi e  nel 1940 uscì Per chi suona la campana, il libro in cui raccontò – attraverso un protagonista-alter ego – la sua esperienza come corrispondente di guerra. L’opera più famosa della guerra civile spagnola è però Guernica di Pablo Picasso, enorme quadro realizzato nel 1937 dopo il bombardamento dell’omonima città spagnola. Agli anni alla guerra civile spagnola sono anche stati dedicati molti film: il più famoso è Terra e libertà di Ken Loach, che uscì nel 1995 ed è in parte ispirato a Omaggio alla Catalogna.