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  • Lunedì 6 giugno 2016

In Perù è avanti Pedro Pablo Kuczynski

Al ballottaggio delle presidenziali ha ottenuto il 50,15%, contro il 49,84% di Fujimori: lo spoglio è quasi finito, ma per il risultato definitivo ci vorranno ancora giorni

(AP Photo/Rodrigo Abd)
(AP Photo/Rodrigo Abd)

Aggiornamento del 9 giugno: a quattro giorni dal voto il comitato elettorale peruviano ha detto che quasi tutti i voti sono stati conteggiati e ha vinto l’economista Pedro Pablo Kuczynski, con il 51,1 per cento dei voti (contro il 49,9 per cento di Keiko Fujimori). Restano ancora alcuni voti in bilico – circa 50mila – ma Associated Press scrive che è impossibile che Fujimori possa recuperare il suo svantaggio.

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Domenica 5 giugno in Perù si è votato per il secondo turno delle elezioni presidenziali: i candidati erano l’economista Pedro Pablo Kuczynski, del movimento politico Peruanos por el Kambio, e Keiko Fujimori, del partito populista di Fuerza Popular e figlia di Alberto Fujimori, presidente del Perù dal 1990 al 2000 e oggi in prigione per corruzione e violazione dei diritti umani. Quando è stato scrutinato il 99 per cento delle schede, Kuczynski è avanti di pochissimo: ha ottenuto il 50,15 per cento dei voti, mentre Fujimori è al 49,84 per cento. Lunedì erano già state contate il 90 per cento delle schede, ma nei giorni successivi lo spoglio è molto rallentato, a causa della difficoltà nel raccogliere i voti dalle aree più remote del paese e dall’estero, dove hanno votato circa 885mila peruviani. Lo spoglio di una regione peruviania particolarmente isolata, con una forte presenza di gruppi ribelli armati, è stato ritardato per problemi di sicurezza e di maltempo, ha detto l’agenzia peruviana che si occupa delle elezioni.

Il vanraggio il vantaggio di Kuczynski, che lunedì era avanti di circa l’1,5 per cento dei voti, si è ridotto con il procedere dello spoglio. Diversi esperti e funzionari peruviani dicono che ci potrebbero volere ancora dei giorni prima che sia annunciato il vincitore delle elezioni: visto il ridotto scarto tra i due candidati, non è possibile stabilire chi ha vinto senza aver contato tutti i voti. Il comitato per le elezioni dovrà anche occuparsi dei voti contestati dai due candidati, operazione che potrebbe richiedere ulteriore tempo. Mariano Cucho, capo dell’agenzia per le elezioni, ha detto che spera che si riuscirà a dichiarare un vincitore entro il weekend. La maggior parte degli opinionisti crede però che alla fine vincerà Kuczynski: Alfredo Torres, presidente dell’istituto Ipsos Perù, ha detto che anche se matematicamente è ancora possibile che vinca Fujimori, è molto improbabile che possa succedere, e il risultato di Kuczynski si può già considerare definitivo.

Kuczynski era dato per sfavorito: al primo turno delle elezioni, che si è tenuto domenica 10 aprile, la candidata più votata era stata Fujimori, con circa il 40 per cento dei voti, mentre Kuczynski aveva preso solo il 21 per cento dei voti. Kuczynski ha commentato il risultato provvisorio alludendo al fatto che pensa di vincere: ha detto che avrebbe usato la sua esperienza finanziaria internazionale per promuovere la crescita economica in Perù, aggiungendo che «avremo un governo costruito sul consenso. Non ci saranno più colpi bassi o lotte».

Pedro Pablo Kuczynski ha 77 anni e sarebbe il più vecchio presidente della storia del Perù al momento dell’elezione. Ha studiato nelle scuole più prestigiose di Lima e del Regno Unito e ha frequentato il Conservatorio in Svizzera. Suo padre, Maxime Kuczynski, era un medico tedesco di origine polacca che decise di trasferirsi in Perù per studiare da vicino le malattie tropicali in cui si era specializzato. Kuczynski, per parte di madre, è anche cugino del registra francese Jean-Luc Godard. Ha viaggiato molto e ha passato metà della sua vita negli Stati Uniti, a Washington, a New York e infine a Miami, diventando consigliere finanziario. Ha lavorato per la Banca Mondiale, per il Fondo Monetario Internazionale e per altre istituzioni bancarie internazionali. Oggi vive in uno dei quartieri più esclusivi di Lima, San Isidro, e tra gli anni Ottanta e i Duemila ha ricoperto diversi incarichi politici, tra cui quelli di primo ministro e ministro dell’Economia. Il nome del suo partito, Peruanos Por el Kambio (PPK), è scritto in modo scorretto (“cambiamento” in spagnolo si scrive “cambio”) affinché la sigla sia la stessa del nome del candidato.

La sua candidatura ha raccolto consensi soprattutto tra gli esponenti delle classi medio-alte del paese, mentre i suoi oppositori lo hanno accusato di aver vissuto troppo lontano dal paese, di essere troppo vicino agli Stati Uniti, di essere troppo vecchio per diventare presidente e, soprattutto, di aver favorito lobby e aziende straniere nella gestione delle risorse minerarie del Perù. Kuczynski nelle ultime settimane aveva accusato Fujimori di avere legami con il narcotraffico, e aveva sostenuto la necessità di fermare il traffico di droga nel paese, uno dei più attivi del Sud America. A contribuire alla possibile sconfitta di Fujimori sono stati proprio alcuni scandali emersi negli ultimi giorni e che hanno coinvolto Joaquin Ramirez, il segretario di Fuerza Popular, che è sotto indagine della Drug Enforcement Administration, l’agenzia federale antidroga americana, dopo che un informatore dell’agenzia ha sostenuto che nel 2011 riciclò 15 milioni di dollari provenienti da attività illegali per conto di Fujimori. Sia Fujimori sia Ramirez hanno negato, e il secondo ha dato le proprie dimissioni. Tra gli altri Kuczynski era sostenuto da Veronika Mendoza, candidata della sinistra radicale e considerata favorita all’accesso al ballottaggio, e dallo scrittore premio Nobel Mario Vargas Llosa.

Fujimori si era già candidata a presidente del Perù nel 2011, quando era stata sconfitta al ballottaggio dall’attuale presidente uscente Ollanta Humala, del Partito Nazionalista Peruviano: Humala è un ex militare di estrema sinistra, e non si è ricandidato perché in Perù i presidenti possono governare solo per un mandato. Nonostante la vittoria di Fujimori al primo turno l’avesse resa la favorita alle elezioni di domenica, in molti avevano avvertito che la sua vittoria non era scontata. Il motivo principale è l’opposizione di molti peruviani al regime di suo padre, il cui governo fu molto controverso e si concluse nel 2000 con la sua fuga in Giappone (il suo paese di origine), dopo che rimase coinvolto in uno scandalo per corruzione. Alberto Fujimori venne poi arrestato nel 2005 durante un viaggio in CIle, e oggi è in carcere dopo essere stato condannato a 25 anni di reclusione nel 2009 per l’omicidio di 30 persone, sequestro di persona e violazione dei diritti umani.

Ciononostante Keiko Fujimori gode di un esteso sostegno, perché molti peruviani ritengono che suo padre abbia sconfitto Sendero Luminoso, il movimento ribelle maoista che per dieci anni condusse una lotta armata in Perù per rovesciare il governo. Gli omicidi di cui Fujimori fu ritenuto mandante si riferiscono proprio a questo periodo, quando ordinò ai soldati dell’esercito di uccidere dei civili nel tentativo di fermare la ribellione. Keiko Fujimori – che per il suo aspetto fisico è soprannominata “la cinese” – aveva comunque dedicato parte della campagna elettorale a un moderato allontanamento dalle posizioni di suo padre padre, per provare a ottenere più voti tra gli elettori moderati. Prima del voto aveva firmato un contratto con cui si impegnava a non governare con metodi autoritari, a rispettare l’indipendenza della stampa e la libertà dell’opposizione e a non interferire con le strutture democratiche del paese, per esempio. Fujimori aveva anche promesso di assegnare all’opposizione il controllo parlamentare sui servizi segreti e di garantire riparazioni economiche alle decine di donne sterilizzate durante il governo del padre: Alberto Fujimori è accusato tra le altre cose di aver sterilizzato fino a 300 mila donne di origine indigena in un tentativo di controllare il numero degli indios in alcune aree del paese.