Diversamente renziani

Secondo il Foglio sta crescendo una eterogenea comunità di sostenitori della prima ora del PresdelCons divenuti lealmente critici

Matteo Renzi a Ventotene lo scorso 30 gennaio (LaPresse/Palazzo Chigi/Tiberio Barchielli)
Matteo Renzi a Ventotene lo scorso 30 gennaio (LaPresse/Palazzo Chigi/Tiberio Barchielli)

Con l’aumentare dei risultati politici e personali ottenuti da Matteo Renzi, sono naturalmente aumentati nei mesi anche i suoi nuovi sostenitori, alleati, saliti sul proverbiale carro. Ma contemporaneamente, con l’aumentare dei compromessi e delle deroghe rispetto a progetti e obiettivi dichiarati a suo tempo da Matteo Renzi, è aumentata anche una più piccola compagine di renziani delle prime ore divenuti in modi e tempi diversi più critici, diffidenti o delusi di questi sviluppi: e quindi divenuti meno centrali nel gruppo di collaboratori più fidati del PresdelCons. “Diversamente renziani” li ha chiamati il Foglio in un articolo di Salvatore Merlo martedì che ha descritto pensieri e percorsi di alcuni di loro.

Lo descrivono circondato da una immutabile cerchia di geometrie magiche o tragiche, giglio o cerchio che sia, tampinato da camerieri, yes man, servizievoli cretini e controfigure quasi sempre rivali tra loro, ma con una caratteristica pressoché comune: parlano tutti in toscano come lui, come Matteo Renzi. E infatti sempre più, tra i cinquanta parlamentari che sin dall’inizio di questa legislatura stanno con lui, tra i renziani della prima ora, quelli che lo seguivano quando ancora era “Matteo” e non “il presidente”, adesso si sollevano lamenti, mugugni, fermenta un generale sentore d’impotenza e di trascendentale sconforto: le porte sempre chiuse, il filtro della grammatica fiorentina che impedisce ogni comunicazione, e poi il fastidio che i pretoriani del renzismo manifestano per le idee difformi, per le manifestazioni pur vaghe d’indipendenza e di libertà personale. Dunque Simona Bonafè, che sarebbe potuta essere tutto ma oggi è soltanto europarlamentare, in privato si agita, critica, solleva il sopracciglio, così come Matteo Richetti, come i cattolici di Alfredo Bazoli o Sergio Chiamparino, come Giorgio Gori o il sottosegretario Angelo Rughetti, il vecchio mondo Anci, i manager amici,  a cominciare da Andrea Guerra. Tutto un cosmo che per ragioni diverse, e spesso scollegate, soffre.

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