L’ennesimo voto per la Corte costituzionale

Ieri per la 28esima volta non si è raggiunto il numero di voti sufficiente in Parlamento per eleggere tre giudici, uno ha rinunciato alla candidatura: oggi ci riprovano

Il senatore a vita ed ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante le votazioni nell'aula della Camera (Roberto Monaldo / LaPresse)
Il senatore a vita ed ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante le votazioni nell'aula della Camera (Roberto Monaldo / LaPresse)

Da mesi il Parlamento si riunisce periodicamente in seduta comune per eleggere tre nuovi giudici della Corte costituzionale, senza che i partiti trovino però gli accordi necessari per portare a buon fine l’elezione. Ieri si è votato per la 28esima volta e anche in questo caso non è stato possibile eleggere i nuovi membri della Corte. Giovanni Pitruzzella, uno dei principali candidati e attuale presidente dell’Antitrust, ha preso atto che “non ci sono le condizioni di serenità e di contesto politico” per sottoporsi a una nuova votazione e ha rinunciato alla candidatura. Per oggi è prevista una nuova votazione alle 19.

Il voto avviene a scrutinio segreto: per prassi i principali partiti concordano chi scegliere prima del voto e poi votano tutti insieme i candidati scelti, anche per permettere ai partiti di minoranza di avere voce in capitolo e garantire una composizione plurale della Corte. Fin qui i candidati scelti dai partiti, e su cui in teoria doveva esserci accordo, non hanno mai ottenuto i voti richiesti per essere eletti.

Giovanni Pitruzzella rinuncia alla candidatura alla Corte costituzionale. Nella fumata nera di ieri, la ventottesima, è stato l’unico della terna proposta da Pd, Fi, Ap, Sc a perdere voti (22) mentre gli altri due – Augusto Barbera (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Fi) – hanno guadagnato qualche preferenza in più rispetto alla scorsa settimana, ma senza riuscire a sfondare il quorum dei 571 voti. Politicamente, un’altra débacle della cosiddetta maggioranza del Patto del Nazareno, alla quale sono mancati un’altra volta un centinaio di voti. E tuttavia, malgrado l’ennesima fumata nera, la terna sarebbe stata riproposta tale e quale – stando alle dichiarazioni di Guerini, Brunetta, Schifani subito dopo i risultati – anche al prossimo scrutinio – cioè oggi, visto che si è deciso di rivotare alle 19,00 – se l’attuale presidente dell’Antitrust non avesse deciso in serata di fare un passo indietro. «Prendo atto che non ci sono le condizioni di serenità e di contesto politico per affrontare una nuova verifica parlamentare» ha scritto in una nota Pitruzzella, ritirando la sua disponibilità. Tanto più che la prospettiva di votazioni a oltranza rischiava di bruciarlo ancora, quanto meno fino al 4 dicembre, quando il Gup di Catania dovrà decidere sull’indagine per corruzione giudiziaria nei suoi confronti.

I 5 Stelle cantano vittoria. «Fuori uno. Se vogliono discutere con noi facciano in modo che Pitruzzella non sia l’unico nome a cambiare» ha scritto su Twitter Danilo Toninelli, freddando gli entusiasmi di chi pensava che bastasse vuotare una casella e offrirla a Franco Modugno, candidato dei pentastellati, per sbloccare la situazione. M5S continua infatti a chiedere un passo indietro su Barbera e Sisto – o almeno su uno dei due – troppo esposti sul fronte dell’Italicum e quindi troppo poco «terzi» per fare i giudici costituzionali. Ma per il Pd Barbera non si tocca. «Ormai siamo all’ultimo miglio» diceva ieri il vicesegretario Dem Lorenzo Guerini. «Barbera è una personalità di spessore indiscutibile» aggiungeva il presidente Matteo Orfini. «È la candidatura giusta per la Corte» rincarava la dose Luigi Zanda, capogruppo dei senatori democratici. Insomma, candidatura blindata. Un po’ meno quella di Sisto, anche se ieri ha fatto il maggior balzo in avanti (arrivando a 527 voti) e se continua ad avere il sostegno di Fi.

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