• Sport
  • Giovedì 23 gennaio 2014

Uno strano scandalo di scommesse agli Australian Open

È stato arrestato un ragazzo che trasmetteva i risultati delle partite dai campi più velocemente dei canali ufficiali

XXXX plays a ZZZ in his/her second round match against XXXXX during day four of the 2013 Australian Open at Melbourne Park on January 17, 2013 in Melbourne, Australia.
XXXX plays a ZZZ in his/her second round match against XXXXX during day four of the 2013 Australian Open at Melbourne Park on January 17, 2013 in Melbourne, Australia.

Giovedì 16 gennaio Daniel Dobson, un ragazzo britannico di 22 anni, è stato arrestato a Melbourne, in Australia, con l’accusa di aver nascosto nei pantaloncini un dispositivo elettronico collegato al suo telefono cellulare per inviare informazioni e risultati delle partite di tennis degli Australian Open alla società di cui è impiegato, Sporting Data Limited, che fornisce ai propri clienti – soprattutto agenzie di scommesse – risultati e statistiche sportive in tempo reale. Nel tennis, la pratica (illegale) di comunicare all’esterno i risultati in tempo reale dai campi si chiama “courtsiding”: la responsabilità di trasmettere i risultati all’esterno è solitamente affidata a un unico operatore (nel caso degli Australian Open, come in molti altri, è l’agenzia internazionale Enetpulse).

Le accuse mosse contro Dobson e la sua agenzia non sono state chiarite in modo univoco dalla stampa internazionale: la maggior parte sostiene che Dobson trasmettesse alla sua agenzia i punti delle partite molto prima – dieci secondi, scrive il New York Times – che fossero comunicati dai canali ufficiali. Secondo alcuni, questo vantaggio temporale avrebbe permesso a Dobson e all’agenzia per cui lavora di scommettere per sé o per i propri clienti prima che i bookmakers aggiustassero le quote adeguandole ai risultati, piazzando quindi scommesse prima che i bookmakers chiudessero la “finestra” a disposizione per scommettere in tempo reale (si tratta delle scommesse live, una delle tipologie più utilizzate nel tennis).

Dobson è la prima persona arrestata in Australia con l’accusa di “courtsiding”, prevista dall’Integrity in Sports Act, una legge contro le scommesse illegali e le partite truccate approvata lo scorso aprile nello stato australiano di Vittoria. La polizia ha detto che altre cinque persone sono accusate di aver inviato illegalmente i punteggi delle partite del torneo ad agenzie di scommesse.

Dobson è comparso in un tribunale australiano giovedì, dopo essere uscito dal carcere su cauzione, e ha ottenuto anche la possibilità di riavere indietro il passaporto e lasciare l’Australia in attesa del processo. Il suo avvocato ha detto che non ha violato la legge e che stava semplicemente raccogliendo dati e informazioni per l’agenzia. Sporting Data Limited ha difeso Dobson in un comunicato, spiegando di non aver mai cercato di truccare in qualche modo le partite o influenzare l’esito delle scommesse, ma di aver bisogno dei dati più accurati possibile per elaborare i modelli matematici e non potersi affidare semplicemente alle fotografie e alle immagini televisive (che peraltro, per ragioni tecniche di trasmissione, accumulano un ritardo ulteriore rispetto ai dati dei canali ufficiali). Per questo motivo Sporting Data ha inviato Dobson e altri dipendenti a seguire i tornei dal vivo. Dobson dovrà ricomparire in tribunale a marzo, nel frattempo dovrebbe far ritorno in Regno Unito la prossima settimana, dopo che il padre – un detective della polizia di Londra – ha pagato 10 mila dollari di cauzione per riottenere il passaporto del figlio.

Secondo molti scommettitori abituali del tennis, è improbabile che le informazioni trasmesse da Dobson siano state utilizzate per scommettere sui singoli punti. Così come gli scommettitori, anche i bookmakers sono tra quelli che potrebbero rimetterci (a seconda che siano o no a conoscenza dei risultati trasmessi in anticipo rispetto ai canali ufficiali) e pertanto, ricorda il New York Times, molti di loro adottano da tempo dei sistemi per prevenire eventualità del genere: alcuni per esempio permettono di piazzare scommesse soltanto tre punti avanti rispetto alla partita in corso, altri applicano un ritardo di cinque secondi dal momento in cui è stata effettuata la scommessa. È inoltre difficile stabilire – ed è un argomento da tempo dibattuto – se quello che Dobson ha fatto sia illegale o meno, dato che si trovava in un luogo pubblico a un evento pubblico e che le informazioni che ha comunicato erano disponibili a migliaia di persone attorno a lui.

Secondo alcuni commentatori il caso di Dobson non ha tanto a che fare con le scommesse illegali, ma con la questione di chi detenga i diritti dei risultati sportivi. Enetpulse, che fornisce risultati sportivi in tutto il mondo, è la società che ha i diritti esclusivi dei punteggi del torneo, che vengono comunicati direttamente dall’arbitro di gioco. La stessa Sporting Data ha sollevato il problema, dicendo nel comunicato che quello che ha fatto Dobson è esattamente quello che fa l’arbitro di gara con Enetpulse: cioè comunicare il punteggio permettendo alle agenzie e ai singoli di scommettere e lucrare sul risultato.

Il giro di scommesse attorno al tennis è aumentato negli ultimi cinque anni, scrive il New York Times, soprattutto in Europa: è lo sport in cui si scommette di più dopo il calcio e le corse dei cavalli. Questa tendenza è favorita dalla stessa natura dello sport e dal modo di tenere il punteggio delle partite – che sono suddivise in set, a loro volta suddivisi in game e quindi in punti – e dalla conseguente enorme quantità di scommesse che si possono piazzare a partita in corso (scommesse live, nel gergo). Secondo Enetpulse nel 2010 l’ATP e la WTA – le associazioni di tennis internazionali maschile e femminile – avevano programmato 19,000 partite, con più di 400 mila giochi e 2,5 milioni di punti. La maggior quantità di scommesse ha aumentato la probabilità che ci siano truffe e partite truccate: a giugno 2013 per esempio quattro giocatori sono stati multati, sospesi e indagati con l’accusa di aver truccato le partite.

Foto: Julian Finney/Getty Images