Un biliardo di yen

È la cifra a cui è arrivato il debito pubblico giapponese: uno seguito da 15 zeri

Venerdì 9 agosto il ministero delle Finanze del Giappone ha pubblicato i dati sul debito pubblico del paese alla fine del giugno 2013. Per la prima volta nella storia, il debito ha raggiunto la cifra di un biliardo di yen, cioè un milione di miliardi. Scritto in numeri è un uno seguito da 15 zeri: 1.000.000.000.000.000. Si tratta circa di 7.700 miliardi di euro – 7,7 bilioni, in altre parole.

Il New York Times ha chiesto all’astrofisico e divulgatore scientifico Neill deGrasse Tyson a quali quantità corrisponda un biliardo. Un corpo umano, ad esempio, è composto da circa 100 mila miliardi di cellule, quindi ci vorrebbero dieci persone per mettere insieme un biliardo di cellule. Per contare fino a un biliardo, a ritmo di un numero al secondo, senza mai dormire, ci vorrebbero 31 milioni di anni. Se un biliardo di banconote da mille yen venissero impilate una sopra l’altra, arriverebbero a un’altezza di circa centomila chilometri.

A questo punto è necessaria una piccola parentesi. Per contare le grandi cifre in Italia e in gran parte del mondo si usa la cosiddetta “scala lunga“, che è diversa dalla “scala corta” che si usa in gran parte del mondo anglosassone. Nella scala lunga la progressione è: milione, miliardo, bilione, biliardo, trilione, triliardo e così via. Nella scala corta, invece, dopo il milione c’è il bilione, poi il trilione, il quadrilione e così via. Per questo motivo, i giornali anglosassoni hanno scritto che il debito pubblico giapponese ha raggiunto “one quadrillion”, cioè un quadrilione.

Nonostante un biliardo (o un quadrilione, secondo la scala corta) sia una cifra enorme, le dimensioni record del debito pubblico giapponese sono anche frutto di una moneta, lo yen, con molti zeri (come la vecchia lira, per intenderci). In termini assoluti, infatti, gli Stati Uniti hanno un debito superiore. Se convertissimo in moneta giapponese i 16 mila miliardi di dollari del debito pubblico americano (16 bilioni, secondo la scala lunga), avremmo un debito di 1,5 biliardi di yen.

Il debito pubblico giapponese è comunque il più alto del mondo in rapporto al PIL e dovrebbe oltrepassare il 230 per cento nel corso del 2014. Per fare un paragone, quello dell’Italia, che è l’ottavo paese con il rapporto più alto, si trova poco sopra il 130 per cento.

Come è possibile che il debito sia così alto
Nonostante il Giappone abbia un debito gigantesco, riesce a finanziarsi vendendo i suoi titoli di stato a un prezzo molto inferiore a quello italiano. Ad esempio, i titoli decennali del tesoro giapponese rendono oggi meno dell’1 per cento di interesse, ancora meno di quelli tedeschi. Quelli italiani poco più del 4 per cento. Il rendimento dei titoli di stato è una misurazione di quanto il mercato ritiene rischioso un titolo o, in altre parole, di quanto ritiene probabile che il paese che lo ha emesso non sia in grado di ripagarlo alla scadenza.

Ci sono numerosi motivi che giustificano questa situazione. Uno dei principali è che il 95 per cento del debito pubblico giapponese è in mano a cittadini giapponesi o a istituzioni giapponesi, che tradizionalmente lo acquistano senza richiedere alti interessi. Se il governo giapponese si rifiutasse di pagare parte o tutto il suo debito (se volesse fare default, in altre parole), il danno si riverserebbe quasi completamente sui suoi cittadini e sulle sue istituzioni. Questo rende il default una scelta particolarmente improbabile per il governo e aiuta a mantenere bassi i tassi di interesse.

Tra gli altri fattori importanti c’è anche la recente decisione della Banca Centrale del Giappone, che lo scorso aprile ha annunciato che avrebbe acquistato il 70 per cento delle nuove emissioni di debito giapponese. Questa scelta è uno dei punti più importanti di quella che i giornali economici hanno battezzato Abenomics, l’aggressiva politica economica decisa dal nuovo primo ministro Shinzo Abe nel suo ambizioso piano di cambiamenti.

Tra le altre misure della Abenomics ci sono anche massicci piani di investimenti che porteranno ad un aumento della spesa pubblica. Queste decisioni sono in parte responsabili dell’arrivo del debito pubblico alla soglia di un biliardo – una soglia che in realtà ha un significato soltanto simbolico.

In realtà non tutti sono d’accordo sul fatto che il Giappone possa continuare ad aumentare il suo debito senza doversi preoccupare delle conseguenze. L’OCSE e il Fondo Monetario Internazionale hanno avvertito il Giappone della necessità di ridurre o stabilizzare il debito pubblico. Una parte dell’Abenomics va in effetti proprio nella direzione del consolidamento fiscale: il governo ha deciso di aumentare l’equivalente giapponese dell’IVA dal 5 all’8 per cento. Se la situazione economica lo permetterà, cioè se nonostante il primo aumento l’economia continuerà a crescere, il piano del governo è di portarla fino al 10 per cento.

Foto: YOSHIKAZU TSUNO/AFP/Getty Images