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  • Martedì 4 dicembre 2012

La legge sull'”equo compenso” è stata approvata

Tutela i giornalisti precari e freelance, spesso sottopagati, a patto che siano iscritti all'Ordine

A bride and groom pose for their wedding photographs in on November 14, 2011 in Naples, Italy. Italian Prime Minster Mario Monti is in the process of selecting his new government after the resignation of Silvio Berlusconi. Mario Monti is facing the task of reducing Italy’s debt and gaining the confidence of world economic markets and said he wanted to create “a future of dignity and hope” for Italy’s children.

A bride and groom pose for their wedding photographs in on November 14, 2011 in Naples, Italy. Italian Prime Minster Mario Monti is in the process of selecting his new government after the resignation of Silvio Berlusconi. Mario Monti is facing the task of reducing Italy’s debt and gaining the confidence of world economic markets and said he wanted to create “a future of dignity and hope” for Italy’s children.

La Camera ha approvato oggi la legge sull’equo compenso, volta a garantire una retribuzione dignitosa ai giornalisti iscritti all’Ordine che non hanno un contratto di lavoro subordinato o inquadrato nel contratto nazionale, cioè freelance e collaboratori autonomi. La proposta di legge è stata approvata all’unanimità, con 29 voti su 29, dalla Comissione cultura della Camera, e prevede l’istituzione entro trenta giorni di una Commissione con l’incarico di definire il compenso – proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro svolto – in modo coerente con il trattamento garantito ai giornalisti con un contratto subordinato.

La Commissione sarà presieduta dal Sottosegretario di stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria e comprenderà anche un rappresentante del ministero del Lavoro, del ministero dello Sviluppo economico, della FNSI (il sindacato dei giornalisti), delle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro, dell’Ordine dei giornalisti e dell’INPGI (l’Istituto di previdenza dei giornalisti). Avrà due mesi di tempo per definire i contributi minimi e dovrà anche stilare un elenco – e aggiornarlo nel tempo – dei quotidiani e periodici, anche online, delle agenzie di stampa e delle emittenti radiotelevisive che li rispettano. Dal gennaio 2013, le testate che non saranno iscritte nell’elenco per un periodo superiore a sei mesi non potranno ricevere il finanziamento pubblico all’editoria e altri eventuali benefici fino alla successiva iscrizione. La legge è stata proposta da Silvano Moffa – giornalista professionista, deputato della PdL e presidente della Commissione lavoro pubblico alla Camera – nel luglio del 2010.

La legge è nata per combattere le scarsissime retribuzioni offerte ai giornalisti che collaborano con le testate senza un contratto fisso. Secondo dati dell’INPGI la maggioranza dei freelance italiani guadagna meno di 10 mila euro lordi all’anno e molti non arrivano ai cinquemila euro. Errori di stampa, un blog gestito da giornalisti precari romani, ha realizzato un autocensimento e ha pubblicato un tariffario: alcune testate pagano anche solo dieci euro lordi per ogni articolo, mentre la media è di trenta euro lordi. La legge sull’equo compenso è stata accolta positivamente dai rappresentanti dei giornalisti precari, ma secondo i critici non tiene conto delle molte persone che collaborano con giornali e riviste pur non essendo iscritte all’Ordine dei giornalisti (e rischia di introdurre qualcosa di simile alle già molto contestate “tariffe minime” degli ordini professionali).

Foto: Getty Images