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  • Sabato 28 gennaio 2012

Regno Unito e Argentina litigano ancora per le Falkland

Dopo quasi trent'anni dalla guerra l'Argentina vorrebbe riaprire i negoziati sulla questione, Cameron risponde con accuse di "colonialismo"

Argentine activists burn a Union Jack during a demonstration in front of the British embassy in Buenos Aires on January 20, 2012, against the recent statements by British Prime Minister David Cameron accusing Buenos Aires of "colonialism" in reference to the disputed Falkland (Malvinas) Islands. AFP PHOTO/SERGIO GOYA (Photo credit should read SERGIO GOYA/AFP/Getty Images)
Argentine activists burn a Union Jack during a demonstration in front of the British embassy in Buenos Aires on January 20, 2012, against the recent statements by British Prime Minister David Cameron accusing Buenos Aires of "colonialism" in reference to the disputed Falkland (Malvinas) Islands. AFP PHOTO/SERGIO GOYA (Photo credit should read SERGIO GOYA/AFP/Getty Images)

Si avvicina il trentesimo anniversario della guerra iniziata nel marzo del 1982 tra l’Argentina e la Gran Bretagna per il controllo delle Falkland/Malvinas, e i due Paesi continuano a litigare per la sovranità sulle isole. Ieri, il Senato argentino ha respinto formalmente le dichiarazioni del primo ministro inglese David Cameron che, il 18 gennaio scorso, durante una sessione alla Camera, aveva accusato l’Argentina di «colonialismo»: «gli abitanti delle Malvinas vogliono continuare a essere britannici, mentre gli argentini spingono in senso contrario». Il Senato ha inoltre invitato Londra a rileggere la risoluzione dell’ONU che chiede al Regno Unito di aprire un dialogo sui territori occupati dall’impero britannico nel 1833.

Mercoledì scorso, anche la presidente argentina Cristina Fernandez Kirchner, nella sua prima apparizione pubblica dopo 20 giorni di convalescenza per un intervento chirurgico, aveva risposto a Cameron ricordando che nel 2013 «ricorrerà il 180esimo anniversario dell’usurpazione delle Malvinas da parte del Regno Unito, che ha cacciato gli argentini che si trovavano sulle isole. Ci descrivono come cattivi e violenti, ma noi non lo siamo». Il 20 gennaio, un centinaio di manifestanti ha bruciato le bandiere del Regno Unito davanti all’ambasciata britannica di Buenos Aires chiedendo alla Kirchner la rottura di ogni relazione diplomatica con Londra.

Le Falkland sono un arcipelago dell’Oceano Atlantico, a largo della costa argentina. Finirono sotto il dominio coloniale britannico nel 1833 e furono sempre motivo di conflitto tra Regno Unito e Argentina, che si considera erede dei diritti spagnoli sulle isole, governate dalla Spagna fino all’invasione inglese. La guerra delle Falkland iniziò nel marzo del 1982, quando l’allora presidente argentino della dittatura militare, il generale Leopoldo Galtieri, ordinò l’invasione. Il Regno Unito riuscì a organizzare una risposta militare molto efficace e riconquistò le isole definitivamente nel giugno dello stesso anno.

Da quando, nel 2010, sono cominciate le esplorazioni nel mare attorno all’arcipelago per la ricerca di petrolio, l’Argentina è tornata a ribadire con forza la propria sovranità. Prima delle ultime elezioni presidenziali, nel 2011, la presidente Cristina Fernández aveva riportato al centro del dibattito pubblico la questione delle Falkland/Malvinas (questo è il nome dell’arcipelago in Argentina). A dicembre, in occasione del messaggio di Natale, il primo ministro britannico David Cameron aveva ribadito che Londra non avrebbe mai ceduto la sovranità delle isole senza il consenso dei suoi residenti, che preferivano continuare a far parte del Commonwealth britannico.

Kirchner aveva definito le affermazioni di Cameron «arroganti» ed «espressione di mediocrità, quasi di stupidità» insistendo sul fatto che il governo britannico dovrebbe accettare di negoziare per decidere del futuro delle isole. Dall’inizio del 2012, per spingere la Gran Bretagna a riaprire il dialogo, l’Argentina ha dato il via al blocco delle imbarcazioni che battono bandiera delle Falkland nei principali porti sudamericani, insieme a Brasile, Paraguay e Uruguay (tutti membri del Mercosur, il mercato comune sudamericano).

(Photo credit: SERGIO GOYA/AFP/Getty Images)