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  • Giovedì 20 maggio 2010

Vespa contro Feltri, atto secondo

La lite tra Vespa e il Giornale prosegue. Feltri: “Anche tu sei un garantista a intermittenza”

La polemica tra Bruno Vespa e il Giornale – iniziata qualche giorno fa durante una puntata di Porta a porta, quando Vespa maltrattò il vicedirettore Porro – continua oggi sulla prima pagina del quotidiano diretto da Vittorio Feltri, con un botta e risposta tra Vespa e lo stesso Feltri. L’oggetto del contendere è la scelta del Giornale di pubblicare interamente la cosiddetta lista Anemone, mettendo insieme senza particolari precauzioni – a detta di Vespa – persone complici di reati con altre perfettamente innocenti.

Nella sua lettera Vespa ci tiene a far sapere di non aver preso affatto bene la pubblicazione della lettera di una lettrice del Giornale, che schierandosi dalla parte di Feltri se la prendeva con Vespa e i suoi “amici potenti”. Vespa ribadisce di non aver mai conosciuto Anemone e gli altri della cricca (sapeva solo chi fosse Balducci, senza averci mai parlato) e reitera le critiche alla scelta del Giornale.

La mia indignazione è nata dal caso del regista Pupi Avati. E mi scuso con lui per doverlo citare ancora, visto che ha vissuto questa storia come un incubo. Avati conosceva Balducci e gli ha chiesto se poteva mandargli qualcuno che gli sistemasse un carrello portavivande. Balducci non gli ha mandato il signor Anemone, ma un artigiano che avrebbe potuto sistemare il bagno anche a me e a te. Lo ha pagato con un assegno di 4400 euro e per sua fortuna ha ritrovato la matrice. Qualche giorno fa si è sentito chiamare a casa a tardissima sera dal cronista giudiziario di un giornale che gli ha detto: «Mi spiega come mai lei sta nella lista Anemone?». Ad Avati è crollato il mondo addosso. Lista dove, a quanto pare, sta anche l’artigiano o comunque il signore che ha fatto il lavoretto ad Avati e che evidentemente lavorava per il costruttore romano. Pensa se una cosa del genere fosse capitata a me o a te. Saremmo finiti in prima pagina e chi avrebbe tolto dalla testa della gente che noi siamo protagonisti di oscuri traffici? Per un portavivande da quattromila euro? A essere garantisti si rischiano gli insulti di tante signore Pedrelli (e purtroppo anche i tuoi), ma è una strada dalla quale non vorrei allontanarmi, proprio perché sono stato testimone di tanti disastri, di tante persone vittime di calunnie irreparabili, di tante famiglie distrutte da un titolo in prima pagina e da una rettifica tardiva nell’ultima.

La risposta di Feltri è sbrigativa: non potevamo metterci a fare un’indagine, noi. La lista c’è, la lista si pubblica.

Qui siamo di fronte a una lista di nomi che in effetti dice poco. Si sa però che è stata stilata da Anemone (re degli incriccati), e che Anemone è lo stesso imprenditore che per fare un «dispetto» a Scajola gli ha regalato 900mila euro con cui questi si è concesso un appartamento davanti al Colosseo, Roma. Ti pare una faccenduola da nulla? Alla magistratura, no. Tant’è che ha organizzato una inchiesta dove è finito l’elenco in questione elevandolo a documento giudiziario oggetto di studio. E secondo te io questo elenco anziché pubblicarlo avrei dovuto usarlo per avviare una indagine giornalistica, sostituendomi ai pm, alla Guardia di finanza, alla polizia di Stato e ai carabinieri? Andiamo, Bruno. Non prendiamoci per i fondelli. Noi facciamo il nostro mestiere e lasciamo agli investigatori il loro. Non siamo noi a dover stabilire se i personaggi citati nel documento siano puri come angeli o abbiano qualche macchia. Il nostro dovere è dare notizie, e a questo ci atteniamo specialmente se le notizie sono suffragate da carte ufficiali.

Le lettere continuano con altri scambi di accuse (“Mi hai insultato”, dice Vespa; “È una bugia”, risponde Feltri) e una coda di commenti sul delitto di Garlasco. Se ne parla perché Feltri aveva accusato Vespa di non essere stato così garantista quando dovette occuparsi del caso di Alberto Stasi, secondo lui descritto frettolosamente con efferato assassino durante le puntate di Porta a porta.

È vero, la posizione di Alberto Stasi mi sembrava debole. Ma mai – dico mai – nelle mie trasmissioni le tesi della difesa sono state ignorate. E tu lo sai meglio di tutti, visto che le hai spesso rappresentate con efficacia. Quel galantuomo del professor Giarda, a cui va il merito dell’assoluzione di Alberto, me lo ha riconosciuto con molta correttezza. Non vedo perciò dove stiano le pagliuzze e dove le travi.

Anche qui a Feltri tocca l’ultima parola, in attesa della prossima puntata.

La posizione di Alberto Stasi non era debole. Ma è andata via via indebolendosi man mano Porta a Porta vi dedicava puntate su puntate. Alle quali hanno sempre partecipato colpevolisti e garantisti, tra cui me. Solo che i colpevolisti erano in schiacciante maggioranza e si giovavano di servizi e interviste tutte pendenti a dipingere Alberto come «assassino dagli occhi di ghiaccio», pedofilo, porcellone, furbo, calcolatore. Risultato: tutti convinti della colpevolezza di Stasi. Il quale se fosse stato giudicato da una giuria popolare (influenzata dal tuo programma) sarebbe stato condannato senza remissione. Sei anche tu garantista a intermittenza.