domenica 14 Aprile 2024

Le edicole di Firenze

All’inizio di aprile la giunta del comune di Firenze (il sindaco è Dario Nardella del Partito Democratico) ha approvato un piano per riorganizzare i chioschi-edicole, piccoli edifici appoggiati al suolo, nel proprio comune: la delibera prevede che i chioschi nel centro storico dovranno avere almeno il 70% della «superficie di vendita» occupato da giornali e riviste e non più del 30% da altri prodotti; da quello che è riuscito a ricostruire Charlie di come si applicherebbe la norma, le edicole (sono esclusi i fondi commerciali) dovranno calcolare la propria superficie di esposizione e distribuire i propri prodotti in modo da rispettare le proporzioni. Il mancato rispetto verrà sanzionato fino alla perdita della concessione del suolo pubblico. La delibera prevede anche che le edicole al di fuori del centro storico potranno avere un lato del proprio chiosco occupato da schermi pubblicitari, guadagnando dalla pubblicità trasmessa.

La decisione è stata presa attraverso una delibera (cioè un atto ufficiale che, in questo caso, esprime la volontà della giunta) degli assessori al commercio Giovanni Bettarini e all’ambiente Andrea Giorgio, che dovrà essere approvata dal consiglio comunale e passare la prossima settimana: la decisione è stata presa in accordo con le principali organizzazioni sindacali dei giornalai. I chioschi lavorano con una concessione di suolo pubblico e un’autorizzazione che ora prevede che la loro attività sia prevalentemente la vendita di giornali, avendo per questo delle agevolazioni specifiche: in questi anni il comune di Firenze ha applicato alcune detrazioni fiscali per gli edicolanti (con sgravi fiscali del 70% fino al 2025), ha previsto la possibilità di attivare servizi anagrafici in convenzione con l’amministrazione comunale per dare alcuni certificati anagrafici (di matrimonio, nascita o certificati di residenza), e garantito la vendita di bevande non alcoliche, “pastigliaggi” (caramelle, cioccolatini, gomme da masticare), biglietti per i mezzi pubblici e per attività culturali e souvenir: prodotti che adesso non dovranno superare il 30% della superficie di vendita. Negli ultimi 15-20 anni in Italia hanno chiuso moltissime delle edicole cosiddette pure, che cioè vendono prevalentemente giornali e riviste, passando da circa 40 mila a 12 mila: la diversificazione dei servizi e dei prodotti venduti nei chioschi è stata quindi una risposta alla crisi irreversibile della vendita dei giornali e delle riviste cartacee. Per il comune di Firenze la recente delibera ha l’obiettivo di «aiutare le edicole che da tempo sono in grave difficoltà» ma vuole «evitare che si trasformino in rivendite di souvenir». Al tempo stesso la delibera ha ricevuto il sostegno e l’apprezzamento degli editori di giornali (il cui presidente, Andrea Riffeser Monti, è editore della Nazione di Firenze).

Charlie ha parlato anche con alcuni edicolanti, tra cui il gestore di un chiosco nel centro storico di Firenze che ha chiesto di rimanere anonimo: «il punto è che le edicole pure sono destinate a estinguersi. Se io dovessi vendere solo giornali avrei già chiuso 15 anni fa, vendendo solo quelli non ci pago neanche l’uso del suolo pubblico: se la delibera diventerà ufficiale non avrò problemi, perché già adesso tutte le mie vetrine sono piene di riviste e giornali, il problema è che puntualmente rendo indietro moltissime copie. In centro a Firenze non ci sono quasi più residenti, è pieno di Airbnb, da quando ho l’edicola sono passato dal vendere quotidianamente 250 copie di Repubblica e 300 della Nazione a venderne oggi rispettivamente 10 e 15 copie, pur rimanendo aperto lo stesso 12 ore al giorno: in questi casi la mia clientela è spesso fatta da persone di 70-80 anni che sono ancora abituate a leggere solo il cartaceo: ovviamente vorrei vendere più giornali, ma più che esporli in vetrina non posso fare. Tengo anche i giornali stranieri per i turisti, ma anche quelli vendono pochissimo, spesso i turisti che vogliono rimanere aggiornati leggono gli articoli online o hanno un abbonamento digitale ai giornali che leggono di solito».

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