• Libri
  • Mercoledì 9 agosto 2017

Le persone potenti leggono e ci tengono a farlo sapere

Le Monde riflette sull'importanza di mostrarsi lettori nella comunicazione di sé, quando si ha un ruolo importante

(AP Photo/Charles Dharapak)
(AP Photo/Charles Dharapak)

Un recente articolo di Le Monde si è chiesto quale sia l’attuale ruolo del libro – inteso come oggetto di carta – nel modo in cui le persone potenti comunicano i loro gusti e le loro attitudini intellettuali, che si parli di politici o di grandi dirigenti d’azienda.

Un tempo per queste categorie era importante leggere ogni mattina un gran numero di articoli ed editoriali da vari quotidiani, ricevuti quotidianamente nella cosiddetta “mazzetta” o nella rassegna stampa. Poi, con internet, nella maggior parte dei casi questo rito è scomparso, e oggi è più normale leggere gli articoli in vari momenti della giornata – anche la sera precedente alla loro uscita sulle edizioni cartacee – su tablet e smartphone. Ma la foto di un politico che legge dal suo iPhone non comunica le stesse cose di un’altra che lo ritrae immerso nella lettura del Wall Street Journal: ed è per questo che il libro è diventato invece un oggetto che «incarna la capacità di resistere alle distrazioni immediate, a restare concentrati su una cosa per più di due ore. È l’antidispersione».

Nel suo ritratto ufficiale, il presidente francese Emmanuel Macron ha posizionato sulla scrivania una copia aperta delle Memorie di guerra di Charles De Gaulle, e altre due copie – chiuse – di opere di Stendhal e André Gide. Nella stessa foto però si vedono due smartphone, per affiancare l’immagine tradizionale e intellettuale dei libri a un’altra più contemporanea. Parlando delle sue abitudini di lettura, l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto al New York Times che non è soddisfatto dalle cose superficiali, riferendosi all’approfondimento e alla concentrazione necessari per leggere un libro. Come molti altri politici, ha detto che ama leggere le biografie: dice che lo aiutano a ricordarsi che l’epoca in cui viviamo non è poi così complicata. Ma gli piacciono anche i romanzi, perché allenano una parte del cervello poco stimolata dal lavoro di presidente, e gli permettono di «sentire e capire le molte voci del paese». Si è divertito a leggere il romanzo di fantascienza The three body problem di Liu Cixin, sul “destino dell’universo”, perché «i miei problemi quotidiani con il Congresso sembravano in confronto piuttosto frivoli, qualcosa di cui non preoccuparsi».

Tra i dirigenti delle più grandi società al mondo, Bill Gates è uno dei più conosciuti per la sua passione per i libri: ogni estate consiglia quelli che gli sono piaciuti di più. Nel 2015, invece, Mark Zuckerberg disse che come proposito per l’anno nuovo avrebbe cercato di leggere un libro ogni 15 giorni, creando una pagina Facebook che funzionò per tutto l’anno come club del libro, per discutere dei libri che leggeva. La pagina raccolse oltre 700mila “mi piace”. Dei libri, Zuckerberg ha detto che permettono di «esplorare un tema e immergersi con più profondità rispetto alla maggior parte dei media di oggi».

Timothy Ferriss, autore di un libro di interviste a 250 persone di successo, ha detto di avere smesso di chiedere loro quali sono i loro libri preferiti, perché troppo frequentemente citano i libri che hanno letto più di recente o al contrario quando erano giovani. È più interessante chiedere loro quali libri consigliano più spesso, ha detto Ferriss. Gates per esempio gli ha raccontato che il milionario Warren Buffett gli consigliò Business Adventures di John Brooks, durante il loro primo incontro nel 1991. L’anno scorso invece Elon Musk, l’amministratore delegato di SpaceX e di Tesla e tra i più visionari imprenditori del mondo, ha detto a Bloomberg che stava leggendo Twelve Against the Gods di William Bolitho Ryall, una raccolta di dodici biografie di personaggi che vanno da Alessandro Magno a Casanova a Napoleone, le cui vendite sono successivamente aumentate moltissimo. Le biografie vanno appunto forte, tra le persone di potere, secondo Le Monde forse perché «vogliono vedere se c’è ancora qualcosa che possono inventare o qualche paese da governare».

Il nuovo primo ministro francese Édouard Philippe ha detto che «ha Marguerite Yourcenar che mi accompagna nelle decisioni di bilancio», visto che sta leggendo Memorie di Adriano. Philippe ha criticato il fatto che i politici non leggano più, facendo riferimento agli ex presidenti Nicholas Sarkozy, che ha detto di aver letto il 70 per cento di Guerra e Pace, e Francois Hollande, «che non legge e non se ne vergogna». «Ci aspettiamo che i politici abbiano una visione del mondo. Dove la trovano? Soltanto dalla quotidianità?». Tony Schwartz, autore della più famosa biografia sul presidente degli Stati Uniti Donald Trump, uscita nel 1987, l’anno scorso ha raccontato al New Yorker che nei diciotto mesi in cui aveva seguito Trump non aveva mai visto un libro sulla sua scrivania, nel suo ufficio o a casa sua. Secondo Schwartz, Trump «non ha mai letto un libro nella sua vita adulta».