• Moda
  • Martedì 15 marzo 2016

Ennio e Carlo Capasa si sono dimessi da Costume National

Dopo averla fondata e diretta dal 1986: hanno cambiato la moda degli anni Novanta con abiti eleganti e ricercati da portare ogni giorno

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

Carlo e Ennio Capasa alla settimana della moda di Milano, 21 settembre 2014. 
(Gian Mattia D'Alberto/LaPresse)
Carlo e Ennio Capasa alla settimana della moda di Milano, 21 settembre 2014. (Gian Mattia D'Alberto/LaPresse)

I fratelli Ennio e Carlo Capasa – rispettivamente fondatore e direttore creativo, e amministratore delegato dell’azienda di moda Costume National – hanno lasciato i loro incarichi e venduto l’azienda al fondo di Hong Kong Sequedge, che già dal 2009 era partner della casa di moda. I due fratelli hanno dato la notizia il 15 marzo con un comunicato stampa: «È con emozioni contrastanti che concludiamo lo straordinario ciclo creativo di questa maison unica, con l’augurio che il futuro possa riservare al brand altrettanti successi. Quanto a noi continueremo a seguire la nostra passione in nuove iniziative creative».

L’azienda Costume National fu fondata nel 1986 da Ennio Capasa, che ne è sempre stato il direttore creativo. Secondo gli esperti negli anni Novanta Capasa ha cambiato molto la moda italiana introducendo il concetto di “street couture”, che indica abiti eleganti e ricercati da portare nella vita di tutti i giorni. Il suo marchio si è sempre distinto per l’uso del nero come colore predominante in tutte le collezioni e per abiti dalle linee pulite e spesso ispirate all’architettura. Capasa non ha usato quasi mai stampe o fantasie vivaci e il suo stile è sempre stato essenziale.

Ennio Capasa ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Lecce, poi all’Accademia di Brera di Milano, e negli anni Ottanta ha lavorato a Tokyo dallo stilista giapponese Yohji Yamamoto. Questa è stata l’esperienza che l’ha formato di più nel campo della moda: fino a quel momento si era sempre occupato di design d’interni e di architettura. Capasa è sempre stato appassionato di musica rock e di motori, e ha spesso inserito nei suoi vestiti elementi ispirati a questi due mondi. Ha disegnato, per esempio, un’edizione limitata di capi per l’azienda di moto Ducati e nel 2006 ha personalizzato la Ducati Monster Black Dogo. Ha lavorato anche con Alfa Romeo realizzando l’Alfa 147 C’N’C Costume National. Queste collaborazioni, assieme agli abiti creati per personaggi famosi come Madonna, Mick Jagger, Cameron Diaz,Tom Cruise, Jude Law, Nicole Kidman e Scarlett Johansonn hanno contribuito parecchio a fare conoscere Costume National.

Ennio Capasa si è sempre fatto aiutare per gli aspetti imprenditoriali dal fratello Carlo Capasa, che è stato da subito amministratore delegato dell’azienda. Negli anni Ottanta Carlo Capasa è stato socio dello stilista Romeo Gigli, mentre ora è presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, l’ente che organizza le sfilate e tutti gli eventi legati alla moda in Italia. Visto che la linea femminile andava bene, nel 1993 fu aperta anche la linea uomo, Costume National Homme, e nel 2004 anche una seconda linea, la C’N’C, che fa abiti per un pubblico più giovane a prezzi più economici. Nel 2009 il fondo Sequedge, che ha base a Hong Kong e ha interessi in Cina e in Giappone, ha acquistato alcune azioni di Costume National. Già dall’autunno del 2015 giravano voci su una possibile vendita dell’azienda perché gli affari non andavano benissimo, così i Capasa hanno venduto al fondo tutte le loro azioni. Secondo il Sole 24 Ore Sequedge non ha messo alcun vincolo ai fratelli Capasa che possono collaborare con altre aziende senza alcuna limitazione o esclusiva.

L’ultima collezione di Costume National disegnata da Ennio Capasa è quindi quella presentata alla settimana della moda di Milano lo scorso febbraio. Capasa ha proposto capi dalle tinte abbastanza scure, introducendo qualche stampa sui colori del grigio e del bordeaux e inserendo alcune ispirazioni romantiche alla collezione. La sfilata è piaciuta alla stampa di settore e Angelo Flaccavento ha scritto sulla rivista di moda Business of Fashion che con quella sfilata Costume National si era rimesso in carreggiata e stava guardando al futuro.