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  • Martedì 26 gennaio 2016

Che ne è stato di Mukhtar Ablyazov?

Questo nome non vi dice niente? E quello di Alma Shalabayeva? L'oppositore politico kazako di cui si parlò molto in Italia nell'estate del 2013 è ancora in carcere in Francia

Mukhtar Ablyazov viene scortato dalla polizia al tribunale di Lione, il 17 ottobre 2014. (PHILIPPE MERLE/AFP/Getty Images)
Mukhtar Ablyazov viene scortato dalla polizia al tribunale di Lione, il 17 ottobre 2014. (PHILIPPE MERLE/AFP/Getty Images)

Dal luglio del 2013 il banchiere e oppositore politico kazako Mukhtar Ablyazov si trova in carcere in Francia (prima a Aix en Provence, poi vicino a Parigi) con l’accusa di frode bancaria. Ablyazov è diventato famoso in Italia soprattutto per il caso che ha coinvolto quell’estate sua moglie Alma Shalabayeva e sua figlia Alua. La storia di Ablyazov è lunga e complicata: sia quella dei suoi guai con la legge in Kazakistan e delle accuse di frode bancaria, sia quella del labirintico procedimento legale in Francia che sta cercando di stabilire se debba essere estradato in Russia o meno.

Il caso Alma Shalabayeva, in sintesi
Nel maggio del 2013 Alma Shalabayeva e sua figlia Alua, che allora aveva 6 anni, furono arrestate dalla polizia in una villa a Casal Palocco, nella periferia di Roma: il 31 maggio furono imbarcate su un aereo noleggiato dal governo kazako e portate in Kazakistan, dove furono detenute agli arresti domiciliari nella città di Almaty. Pochi giorni dopo il tribunale di Roma stabilì che il presupposto con cui era stata giustificata l’espulsione – cioè un passaporto diplomatico della Repubblica Centrafricana in possesso della donna e considerato falso – non sussisteva, e l’episodio divenne un caso politico trattato estesamente dai giornali italiani e internazionali.

I ministri dell’allora governo Letta, e soprattutto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, furono accusati per come avevano gestito la vicenda: nel dicembre del 2013, soprattutto grazie al lavoro dell’allora ministro degli Esteri Emma Bonino, Shalabayeva e sua figlia tornarono in Italia e fu loro concesso lo status di rifugiate da parte del ministero dell’Interno.

Chi è Mukhtar Ablyazov
Mukhtar Ablyazov è nato in Kazakistan nel 1963. La sua carriera come imprenditore cominciò nel 1992, quando fondò una holding privata, per poi acquisire quote della Banca Turan Alem, nota ora come BTA. Nel 1998 Ablyazov fu nominato da Nazarbayev ministro dell’Energia, dell’Industria e del Commercio. L’opposizione al governo kazako di Ablyazov è cominciata nel novembre 2001, quando insieme ad alcuni suoi colleghi Ablyazov fondò un partito politico di opposizione. Dal 1990 il presidente del Kazakistan è Nursultan Nazarbayev, considerato un alleato del presidente russo Vladimir Putin, che nei suoi 26 anni di governo ha indebolito le opposizioni e si è attirato molte critiche da organizzazioni internazionali e per la difesa dei diritti umani di tutto il mondo. Pochi mesi dopo aver fondato il suo partito, Ablyazov fu condannato a 6 anni di carcere per abuso di potere ed evasione fiscale. Sia il Parlamento Europeo che Amnesty International descrissero il processo come estremamente infondato, per quanto il governo kazako negasse la presenza di una motivazione politica nella condanna di Ablyazov.

Secondo la sua famiglia, nel suo periodo di detenzione in Kazakistan Ablyazov fu maltrattato e torturato: fu rilasciato dopo 10 mesi con la promessa che non avrebbe più fatto politica. Nel 2004 il suo socio d’affari morì in un incidente durante una battuta di caccia, e Ablyazov ottenne il pieno controllo della BTA. Grazie al contributo di numerosi investitori occidentali la banca iniziò a prosperare: la famiglia si trasferì a Londra e Ablyazov iniziò a trascorrervi molto tempo. Ma durante la sua attività finanziaria ruppe la promessa di evitare un coinvolgimento politico in Kazakistan, continuando a finanziare diversi gruppi di opposizione e mezzi di informazione indipendenti. Nel 2009, in seguito alla crisi finanziaria, il governo kazako promosse una ricapitalizzazione della BTA. Ablyazov fu allontanato dalla banca, che divenne di proprietà statale: di conseguenza lasciò il Kazakistan chiedendo asilo politico nel Regno Unito. Ablyazov fu accusato dalla BTA di aver sottratto alla banca circa 5 miliardi di dollari, riuscendo a farsi versare il denaro in società di facciata che in realtà controllava. La Corte suprema del Regno Unito aprì nei suoi confronti un’inchiesta, e le autorità kazake emisero un mandato di cattura internazionale.

Ablyazov ha sempre negato le accuse nei suoi confronti, dichiarandosi perseguitato politico. Le prove raccolte a sostegno dell’accusa di frode però furono da subito piuttosto solide, e le indagini dei giudici britannici confermarono che Ablyazov aveva testimoniato il falso e appurarono il trasferimento di 300 milioni di dollari dalla banca BTA a cinque società finanziarie delle Isole Vergini Britanniche possedute da Ablyazov stesso. All’inizio del 2013 fuggì dal Regno Unito, e nei mesi successivi le autorità britanniche raccolsero ulteriori prove del sistema con il quale Ablyazov era riuscito a sottrarre i soldi a BTA. Il 31 luglio 2013 Ablyazov fu arrestato nel sud della Francia e fu portato nel carcere di Aix en Provence, su mandato di cattura internazionale emesso da Russia, Kazakistan e Ucraina (il cui presidente era Viktor Janukovyč, filorusso).

La questione dell’estradizione
Dopo l’arresto di Ablyazov, Russia, Ucraina e Kazakistan chiesero immediatamente la sua estradizione. Le autorità francesi iniziarono a valutare la legittimità delle richieste, processo per cui legalmente avevano due anni di tempo: la richiesta del Kazakistan, tuttavia, fu scartata da subito per l’assenza di un trattato di estradizione con la Francia. Diverse associazioni per i diritti umani e molti osservatori internazionali avvertirono che se l’estradizione di Ablyazov in Russia fosse stata approvata, sarebbe poi probabilmente stato deportato in Kazakistan dove avrebbe potuto andare incontro a nuove gravi violazioni dei suoi diritti, e per questo chiesero esplicitamente alla Francia di negare l’estradizione.

Ciononostante, nel gennaio del 2014 il tribunale di Aix en Provence approvò la richiesta di estradizione di Ablyazov da parte di Russia e in Ucraina, stabilendo però che la prima aveva la priorità: i suoi avvocati commentarono la decisione accusando la Francia di voler consegnarlo nelle mani delle persone da cui invece andava protetto. Da lì iniziò un tortuoso percorso legale: Ablyazov fece ricorso alla Corte di Cassazione francese, che ad aprile accolse il suo appello e bloccò l’estradizione. Nel frattempo la situazione politica tra Russia e Ucraina era cambiata drasticamente, dopo le rivolte del febbraio del 2014 e la successiva guerra civile. I suoi avvocati provarono a usare l’instabilità in Ucraina come ulteriore motivo per provare l’illegalità della sua estradizione, ma le autorità ucraine spiegarono che la richiesta del paese era ancora pendente, e che la crisi politica non cambiava le accuse nei suoi confronti. Nel frattempo il Wall Street Journal, il quotidiano internazionale che seguì con più attenzione la vicenda, rivelò che le autorità kazake provarono anche a ottenere l’estradizione di Ablyazov cercando di convincere le autorità britanniche a riportarlo in Regno Unito, dove era già stato condannato.

Il processo si spostò al tribunale di Lione, dove si svolse un processo nel quale Ablyazov provò a chiamare come testimoni una lunga serie di oppositori politici della Russia tra i quali anche lo scacchista Garry Kasparov, che non fu però ascoltato. Nell’ottobre del 2014 il tribunale di Lione approvò nuovamente la richiesta di estradizione di Russia e Ucraina, dando a sua volta priorità alla prima. Ablyazov fece di nuovo ricorso alla Cassazione francese, che nel marzo del 2015 respinse il suo appello e confermò la legittimità della richiesta di estradizione. La decisione sull’estradizione passò nelle mani del governo francese: il primo ministro Manuel Valls alla fine dello scorso settembre firmò un decreto di estradizione in Russia. Ablyazov fece allora ricorso al Consiglio di Stato francese, il tribunale amministrativo di grado più alto nel paese, la cui decisione deve ancora arrivare. Nel caso confermasse a sua volta la decisione del tribunale di Lione, l’ultima possibilità di Ablyazov per evitare l’estradizione sarebbe fare appello alla Corte Europea dei Diritti Umani.