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  • Domenica 13 settembre 2015

A una settimana dalle elezioni in Grecia

Domenica prossima si rinnova il Parlamento, in anticipo rispetto al termine della legislatura: i sondaggi danno Syriza ancora in vantaggio, ma di poco

Vangelis Meimarakis (a sinistra), leader di ND, e Alexis Tsipras, leader di Syriza (AP Photo/Thanassis Stavrakis)
Vangelis Meimarakis (a sinistra), leader di ND, e Alexis Tsipras, leader di Syriza (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

Domenica 20 settembre, tra una settimana esatta, si voterà in Grecia per le elezioni anticipate indette in seguito alle dimissioni del primo ministro Alexis Tsipras, il 20 agosto scorso. Si tratta delle quarte elezioni in Grecia in appena tre anni e mezzo. La Grecia si trova in una situazione finanziaria molto difficile e ha da poco raggiunto un complicato accordo con l’Unione europa, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale per ricevere nuovi aiuti economici in cambio di riforme particolarmente severe.

Il favorito per la vittoria alle elezioni è Alexis Tsipras, il primo ministro uscente e leader di Syriza. Negli ultimi mesi Tsipras ha condotto i negoziati con i creditori, ha promosso un referendum che ha respinto una delle proposte formulate dalla Commissione Europea e infine ha concluso un nuovo accordo sulla base di una nuova e severa proposta. Secondo i sondaggi il vantaggio di Syriza su Nea Dimokratia (ND), il principale partito di opposizione, si è molto ridotto rispetto alle ultime elezioni. Secondo la maggior parte degli istituti di ricerca, i due partiti hanno un distacco di circa un punto percentuale, mentre un unico sondaggio commissionato da un giornale di sinistra mostra Syriza al 28,5 per cento, in vantaggio di cinque punti su ND.

Secondo molti analisti la decisione di Tsipras di dimettersi e andare ad elezioni anticipate è stato un tentativo di capitalizzare il suo attuale consenso e ottenere una nuova e più solida maggioranza. I sondaggi mostrano però che sarà molto difficile per Syriza ottenere un risultato significativo. Syriza ha vinto le elezioni dello scorso gennaio con il 36 per cento dei voti. Oggi quel risultato sembra impossibile da replicare, anche perché il partito di Tsipras sta scontando gli avvenimenti degli ultimi mesi. Al referendum dello scorso luglio Tsipras aveva appoggiato il “no” all’accordo, che poi aveva vinto. Per Tsipras era stato un grosso successo politico, ma l’accordo negoziato nelle settimane successive coi creditori si è dimostrato essere ancora più duro di quello respinto dal voto popolare. Questa situazione ha causato una scissione all’interno di Syriza e i membri più radicali hanno abbandonato il partito.

Visto il sistema elettorale greco è praticamente impossibile che con queste percentuali uno dei due principali partiti riesca a formare un governo senza allearsi con altre forze politiche in una vasta coalizione. Vangelis Meimarakis, leader di ND, ha già annunciato che se il suo partito dovesse risultare il vincitore delle elezioni cercherà come prima cosa di formare un’alleanza con Tsipras. Se questa strada dovesse fallire cercherà di formare una coalizione con gli altri partiti filo-europei (ND è un partito di centrodestra e filo-europeo). ND era il principale partito che appoggiava il governo di Antōnīs Samaras, il primo ministro uscente sconfitto a gennaio da Tsipras. A luglio i leader di ND hanno fatto campagna elettorale per il “sì” al referendum.

Il Commissario agli affari economici della Ue, Pierre Moscovici, ha detto di non essere preoccupato per i risultati del voto in Grecia. La grande maggioranza dei partiti, ha spiegato, appoggia gli accordi raggiunti lo scorso luglio e le possibilità che si possa affermare uno dei piccoli partiti contrari sono molto ridotte. Il risultato delle elezioni però potrebbe influenzare l’implementazione degli accordi che sono molto complessi e che per essere realizzati richiedono la collaborazione del governo greco.