Perché il sottosegretario Castiglione è indagato

È accusato di turbativa d’asta sull’appalto per la gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo in provincia di Catania

Giuseppe Castiglione a Lussemburgo, il 16 giugno 2014. (ANSA/NICOLAS BOUVY)
Giuseppe Castiglione a Lussemburgo, il 16 giugno 2014. (ANSA/NICOLAS BOUVY)

Il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione (Nuovo Centro Destra) è indagato dalla procura di Catania per questioni legate alla complessa inchiesta giudiziaria “Mondo di mezzo” o “Mafia Capitale”. Castiglione è indagato per turbativa d’asta sull’appalto per la gestione del “CARA” di Mineo, Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo del comune di Mineo, in provincia di Catania, su cui si sono concentrate alcune indagini di “Mafia Capitale”.

I pm sono arrivati alla struttura CARA di Mineo indagando su Luca Odevaine, vice capo di gabinetto della giunta di Walter Veltroni, già arrestato lo scorso dicembre insieme ad altre 36 persone nell’inchiesta romana. Su Odevaine sono state formulate nuove accuse: secondo i pm aveva «rapporti di natura corruttiva con esponenti del gruppo imprenditoriale La Cascina», cooperativa vicina a Comunione e liberazione. Odevaine avrebbe ricevuto tangenti per favorire l’assegnazione di una gara al CARA di Mineo (10 mila euro prima e 20 mila dopo l’assegnazione della gara). Nelle decine di intercettazioni raccolte in cui Odevaine parla dell’aggiudicazione dell’appalto per il CARA di Mineo viene citato anche Castiglione.

Castiglione è stato presidente della provincia di Catania dal giugno 2008 all’ottobre 2012 (fu eletto con il centrodestra con il 77,62 per cento dei voti: il secondo, Leotta Salvatore, prese il 18,16 per cento dei voti). Castiglione è sottosegretario all’Agricoltura dal maggio 2013.

L’inchiesta su Mafia Capitale coinvolge anche un esponente del governo: il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, del Nuovo Centrodestra, risulta fra gli indagati della procura di Catania per turbativa d’asta sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo, centro di accoglienza nel mirino appunto anche dell’inchiesta sulla «cupola» romana in particolare per il ruolo di Luca Odevaine, ex capo di Gabinetto di Walter Veltroni. L’inchiesta di Catania e quella di Roma, su questo filone, procedono in parallelo. «Vicenda assurda, non ne so nulla» il commento del sottosegretario.

La notizia, anticipata dal quotidiano La Sicilia di Catania, ha trovato riscontro nel decreto di perquisizione eseguito giovedì dai carabinieri del capoluogo etneo negli uffici comunali di Mineo, compresa l’acquisizione di tutti gli apparecchi informatici e i supporti digitali negli uffici in uso diretto e indiretto del sindaco, ed emesso dal procuratore Giovanni Salvi e dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni. Nel decreto di sette pagine, che vale anche come informazione di garanzia, ci sono i nomi dei sei indagati: oltre a Castiglione, Giovanni Ferrera, «nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza»; Paolo Ragusa, «nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino»; Luca Odevaine «nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni», e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra.

Nel decreto la Procura ipotizza che gli indagati «tubavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014». La Procura di Catania mantiene il massimo riserbo sull’inchiesta, limitandosi a richiamare quanto aveva scritto ieri durante le perquisizioni di carabinieri del Ros di Catania «finalizzate a verificare se gli appalti per la gestione del Cara siano stati strutturati dal soggetto attuatore al fine di favorire l’Ati condotta dalla cooperativa catanese Sisifo, così come emerso anche nelle indagini della Procura di Roma, con la quale è costante il coordinamento delle indagini».

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